Per ora la prima preoccupazione per i presidi è quanto personale avranno a disposizione, visto che le stime circolate in questi giorni parlano di circa 20mila docenti contagiati. È questa la prima incognita per quando si riapriranno i portoni, domani mattina per un quarto delle superiori al nord, e lunedì mattina per tutti gli altri. Poi si cominceranno a fare i conti con le regole differenziate che prevedono meno restrizioni a seconda dell’età e della copertura vaccinale.
Per nidi e materne la chiusura della classe scatta al primo contagio e il personale sarà dotato di mascherine FFP2. Alle elementari, invece, al primo contagio la classe viene testata, anche con test rapidi, per due volte e al secondo contagio scatterà la DAD per 10 giorni. Per medie e superiori al primo caso ci si mette la mascherina FFP2 e si fanno i test, gratuiti in farmacia, con prescrizione. Al secondo contagio vanno in Dad i ragazzi non vaccinati, che secondo le statistiche nazionali sono uno ogni quattro, e quelli che non hanno fatto i richiami nei tempi stabiliti. E al terzo contagio va in DAD tutta la classe.
Resta un mistero come faranno i presidi a disporre le DAD selettive non avendo loro accesso per la privacy al dato di vaccinazione degli studenti. Vedremo soprattutto se queste differenze tra uno o due contagi nelle classi reggeranno alla velocità di diffusione di Omicron.
Anche le Università si preparano disponendo la possibilità di tornare, fino a febbraio alle sessioni di laurea e di esami a distanza. Il capo dell’Associazione Nazionale Presidi ha detto che avrebbe preferito due o 3 settimane di DAD in partenza per passare il picco dei contagi. Con lui ci sono 1.500 presidi che ieri hanno firmato una lettera che ne chiede due di settimane di didattica a distanza, per evitare caos ed inefficienze. Vedremo tra poco chi tra loro e il governo avrà ragione.