I maghi del pallottoliere, i professionisti della conta dei voti, in queste ore stanno impazzendo.
Mai come stavolta la corsa al Quirinale è diventata imprevedibile. Troppe varianti: la variante B come Berlusconi, la variante D come Draghi, la variante R come Renzi. E adesso arriva la variante delle varianti. La Omicron. Sì proprio lei, quella vera, quella del COVID.
Alla Camera si ingegnano per organizzare il voto in sicurezza. Ma non è tanto un problema di sicurezza nei giorni del voto. Il problema vero è: quanti grandi elettori saranno sani e negativi a fine gennaio? Impossibile prevederlo. Impossibile calcolare oggi quanti si ammaleranno, quanti saranno positivi, quanti saranno in quarantena preventiva. Impossibile sapere come saranno distribuite le defezioni. A meno di infilarli tutti adesso in una campana di vetro, cosa di non semplice realizzazione diciamo. E siccome gli scenari si stanno disegnando attorno a ipotesi piuttosto aleatorie, dove si contano i voti, Omicron è la bomba che cambia il gioco.
La prospettiva di una manciata di positivi di qua o di là rende ogni calcolo complicato se non vano.
Una strada c’è, per evitare la roulette, lo scenario drammatico. Trovare un accordo ampio. Magari non sul Mattarella bis, anche solo per pochi mesi, che sarebbe davvero l’ultima sponda. Ma su un nome condiviso. Quanti vecchi DC staranno dicendo, in queste ore, “però, questa variante?” Poi ci sono i nomi già spesi. Vero che sono tutti più o meno bruciati, Draghi compreso, però vero anche che Omicron potrebbe costringere a ripensare pure queste logiche. Un voto rapido, ad ampia maggioranza, in un giorno solo. Là dove non riuscivano i partiti, potrebbe riuscire la pandemia.