Alla Scala è andata in scena una versione del post Mattarella. Nel palco reale il Presidente, garante dell’autenticità della ripartenza; il pubblico plaude e chiede il bis per 6 minuti: è lo psicodramma nazionale; in scena il Macbeth di Verdi truce metafora della lotta per il potere politico-economico ambientato in un’anonima, tecnologica, supermoderna città. L’opera dà corpo a una tragica verità, esaltata da effetti speciali: ci sono i rei, ma il Fato(l’inconscio? Il contrappasso?) giocherebbe la sua parte governando i tremendi eventi narrati; lui guiderebbe congiure e delitti grazie a streghe, sinistre foreste, stanze buie dal regista rese col postmoderno di personale soldatino tecnologico, stanze dei bottoni, leader un po’ boss di C’era una volta in’America e fantasmi di poteri forti. La retorica della ripartenza ha evocato il 75° dell’inaugurazione della Scala; ma nel 1946, quando reduce dagli USA Toscanini sancì la Ricostruzione, Milano e il Paese eran popolati da partiti di massa, visioni del mondo, leader venuti dalla Resistenza, la politica bene comune, intellettuali sedotti da idee non da Narciso. Ei fu. Nel V atto del Macbeth Shakespeare scrive: «La vita non è che un’ombra che cammina; un povero commediante che si pavoneggia e si agita sulla scena del mondo per la sua ora e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un’idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla». La morale della tragedia l’ha indicata Liliana Segre: «Vorrei uno come lui», Mattarella. I bis son attestati d’affetto e stima a un Presidente punto di riferimento per tutti, anche per quelli del governo giallo-verde quando chiesero l’impeachment del Presidente che disse no a un Ministro sponda di chi sognava uscita dall’Euro (Salvini) e gilet gialli (Di Maio) e ora vorrebbero restasse. Pure con loro si deve trovare la soluzione. Un’impresa? È la democrazia. Il teatro c’è per i bei sogni non solo per gl’incubi di Macbeth e Lady. Il Fato (Shakespeare docet)userà chi terrà schiena dritta e testa a posto e delle Ombre (di Banco & C.) che abitano i Palazzi: farà eleggere il Presidente di tutti. Se poi non si parlerà più dei Grandi Elettori agitati sino all’ultimo quorum: «non significa nulla».
Macbeth, ripartenza, Colle, successione. E le Ombre (di Banco & C.)
-
Marco Garzonio
Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.