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“Balance ton bar”, il movimento che denuncia gli abusi e le violenze sessuali avvenute nei locali

Balance ton bar

Dounia Salimi ha 26 anni. Insieme a Maité Meeus, 23 anni, lo scorso ottobre ha creato a Bruxelles l’account Instagram Balance ton bar per raccogliere le storie di persone drogate a loro insaputa, spesso vittime di violenze sessuali, durante una serata fuori. L’iniziativa delle due militanti, femministe ma non solo, è nata dopo che diverse testimonianze sui social hanno messo sotto accusa uno dei più noti bar per studenti della capitale. A carico di uno dei camerieri ci sono decine di denunce per stupro: l’uomo avrebbe violentato le sue vittime dopo aver versato nei loro drink del GHB. Una droga liquida inodore e incolore che provoca stordimento, perdita di controllo del proprio corpo e amnesia. Nonostante le denunce, il suo datore di lavoro non lo ha mai licenziato, spostandolo in un altro bar del quartiere universitario.

In poche settimane, la pagina Balance ton bar ha raccolto migliaia di storie di ragazze e anche di qualche ragazzo, che raccontavano di essere state drogate a loro insaputa in questo o quel locale. L’ondata di denunce sui social ha dato il via a un movimento che ha portato a diverse manifestazioni e una giornata di boicottaggio dei bar, lo scorso novembre. E che si è propagato molto rapidamente anche in Francia, Spagna e Colombia, grazie ai conti aperti da Dounia e ora affidati a delle attiviste locali che ricevono centinaia di segnalazioni ogni giorno. Attiviste che, racconta Dounia, vengono regolarmente intimidite dai proprietari dei locali. Sui social ma anche nella vita reale, come a Marsiglia o in Spagna, dove una di loro è stata persino aggredita per strada. Una reazione virulenta che mostra forse più di mille parole come il movimento tocchi un nervo scoperto.

Tutte le donne sanno che nei locali vanno prese certe precauzioni. Ad esempio: mai lasciare il bicchiere incustodito. Ma quindi, il movimento Balance ton bar ha liberato la parola su un fatto noto o è il sintomo di un aumento dei casi? Se diverse associazioni hanno lanciato delle inchieste per cercare di quantificare il fenomeno, secondo Dounia, c’entra anche il COVID.

Dopo le privazioni della pandemia le ragazze sono tornate nei bar. Solo per accorgersi che la libertà ritrovata era una libertà amara e illusoria, di fronte all’impunità dei predatori sessuali. Un’impunità garantita in parte dall’inazione delle istituzioni, che Balance ton bar combatte con il name and shame. La presa di coscienza è stata particolarmente importante in Belgio, dove il #metoo non aveva avuto grande impatto. Ma anche in Francia, dove la procura di Parigi ha aperto un’inchiesta e sta studiando le numerose denunce ricevute nelle ultime settimane. Anche per questo Dounia pensa che, più che a una liberazione della parola, oggi assistiamo alla liberazione dell’ascolto: Le persone non volevano ascoltare quello che dicevamo ma ora ci stanno finalmente prendendo sul serio.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    L'abbandono della sanità pubblica. Accade anche in Francia e lo denunciano 19 tra medici e familiari delle vittime di suicidi negli ospedali pubblici. In un esposto alla magistratura, presentato il 10 aprile scorso, medici e familiari accusano i ministri francesi del lavoro, dell'istruzione e dell’accesso alle cure, di "molestie morali" e "omicidio volontario". L'obiettivo dei ricorrenti è quello, dicono, è quello di “rompere l'omertà” di fronte a una “epidemia di suicidi negli ospedali pubblici”. Cifre ufficiali, comunque, non ne circolano. La denuncia è stata fatta da infermieri, direttori di ospedali, professori universitari e medici ospedalieri e vedove di operatori sanitari, che non si conoscono tra loro e si sono uniti per contestare i ministri. I tre membri del governo francese denunciati sono: Catherine Vautrin (ministra del lavoro e della solidarietà), Yannick Neuder (salute e accesso alle cure) ed Elisabeth Borne (educazione, istruzione e ricerca). Pubblica ha ospitato Jean Olivier Mallet, sociologo, ha insegnato storia e sociologia all’università di Tolosa. Mallet ha collaborato con il Centro studi dell'Istituto farmacologico Mario Negri di Milano. E la situazione in Italia, ci sono stati casi analoghi a quello francese? A Pubblica, Simona Ravizza, giornalista d’inchiesta al Corriere della Sera.

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