Furbetti, ferraristi, fannulloni: uno dei pretesti con cui una parte della politica vorrebbe abolire il reddito di cittadinanza è che la legge non funzioni nel dare un lavoro. Ma un’attenta analisi dei numeri dice esattamente il contrario: chi prende il reddito di cittadinanza trova lavoro più facilmente degli altri disoccupati, per quanto sempre lavori precari. Numeri che indicano anche che la stretta del governo non serviva.
Il cosiddetto reddito di cittadinanza mescola un intervento contro la povertà all’avviamento al lavoro. Un punto critico, secondo molti esperti, perché riguarda persone diverse con problemi diversi: Infatti su circa 3,5 milioni di beneficiari, i cosiddetti “occupabili” sono solo un terzo. Esclusi quindi minori, disabili, casi di forte marginalità sociale, 1,3 milioni hanno sottoscritto i percorsi personalizzati per il lavoro. E per loro sembra funzionare. Secondo il rapporto della Corte dei conti di settembre in 352mila hanno trovato lavori, per lo più precari e a bassa qualifica. Perché questo 27% smentisce ancora la falsa narrazione per cui i “redditisti” non vogliano lavorare, che la legge non funzioni, e che le imprese non trovino lavoratori? In Italia ci sono circa 4 milioni di disoccupati, dati fondazione DiVittorio. A fine del secondo trimestre l’Istat quantifica in circa 250mila i posti di lavoro vacanti. Occupandoli tutti avrebbe lavoro il 6% dei disoccupati. La corte dei conti sottolinea che, causa buchi nelle banche dati non è chiaro quanti “redditisti” trovino lavoro grazie ai centri per l’impiego, ma resta il fatto che tra loro il tasso di occupazione è di 5 volte; persino sottostimato, considerato che tra gli “occupabili” si trovano ultra50enni fuori da oltre 2 anni dal mercato del lavoro, difficilmente ricollocabili, e chi già lavora con salari sotto la soglia di povertà.
Le modifiche apportate dal governo, che rendono ancora più coercitivo l’obbligo ad accettare lavori anche precari, non trovano giustificazione dai dati. I cosiddetti “competenti” hanno invece ignorato il comitato di esperti da loro stesso voluto, che chiedeva di allargare le maglie del reddito, per raggiungere l’ampia platea di poveri ad oggi ancora esclusa.