In un’ Europa dove i venti del populismo soffiano sempre più violentemente, c’è forse un piccolo spiraglio da osservare con attenzione.
L’Ungheria, con Viktor Orban, dal 2010 è teatro di continue trasformazioni che l’hanno portata sempre più verso una linea nazionalista e conservatrice e il partito di Orban, Fidesz è sempre sembrato inarrestabile. Fino ad ora. Per la prima volta, sei partiti dell’opposizione – che sono sempre stati litigiosi tra di loro – si sono uniti in un’alleanza che – di fatto – è anti-Orban. Dieci giorni fa hanno scelto il loro candidato primo ministro – il conservatore indipendente Peter Marki-Zay, sindaco dal 2018 di una piccola cittadina nel centro del Paese – e ora, un sondaggio pubblicato ieri li mostra in vantaggio rispetto al partito del premier di 4 punti. 39% di preferenze per l’alleanza contro il 35% per Fidesz e il 23% di indecisi.
L’alleanza composta da Socialisti, social-democratici, verdi, liberali e partiti di destra ha l’obiettivo esplicito di fermare il regime autoritario e corrotto di Orban. Fino ad ora, i tentativi di colpire il primo ministro erano partiti da un’élite liberal concentrata nelle grandi città, ma quello che cerca di fare questa ampia alleanza è puntare sull’insoddisfazione per le politiche di Orban che sta crescendo nell’entroterra rurale e conservatore che, tradizionalmente, è sempre stato dalla sua parte. In questo senso, la scelta di Marki Zay come candidato premier sembra essere vincente, perché rappresenta proprio quell’area del paese. Conservatore ma indipendente, sindaco di una piccola città ma con uno sguardo sul mondo grazie agli studi condotti in Canada e negli Stati Uniti, cattolico e padre di famiglia. La sua figura può attrarre voti sia dalla destra che dalla sinistra ungherese. Lo stesso sindaco di Budapest Gergely Karácsony, che è stato battuto proprio da Marki Zay alle primarie, da quando si è ritirato dalla corsa a Settembre ha sempre invitato i suoi elettori liberal di votare per Marki Zay alle presidenziali dell’anno prossimo. Vogliamo tutti la stessa cosa, ha detto: smantellare la democrazia illiberale costruita da Orban.