Mazzette e appalti truccati, in un intricato intreccio di mazzette per vincere gare d’appalto, evitare controlli dell’Agenzia delle Entrate e permettere agli amici di essere nominati in società importanti. L’“Operazione Labirinto” ha portato a 24 ordinanze di custodia cautelare, di cui 12 in carcere e 12 ai domiciliari: gli indagati sono oltre 50. È un’inchiesta che parte da Roma nel 2013 ma che si dirama in tutta Italia, tra Lazio, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria e Campania. A condurla sono i pm Paolo Ielo e Stefano Rocco Fava. I risultati disegnano una cupola tra imprenditori, politici e funzionari che mettevano mani su qualunque appalto.
Al centro del sistema c’è un faccendiere, Raffaele Pizza, originario di Sant’Eufemia in Aspromonte. Forte di “entrature politiche” nell’ambiente democristiano (il fratello Gianni è il detentore dei diritti sullo stemma dello scudo crociato nonché segretario della nuova DC) e di contatti con imprenditori spregiudicati, faceva da intermediario tra la domanda di appalti pilotati e l’offerta, oliando a suon di tangenti tutta la macchina. Il fratello Gianni Pizza conosce il palazzo da vicino, visto che dal 2008 al 2011 era stato sottosegretario al Ministero dell’Istruzione per il Governo Berlusconi. E si racconta che a sceglierlo, all’epoca, sia stato Marcello Dell’Utri.
Il faccendiere Raffaele Pizza, scrivono gli inquirenti, si adoperava anche per favorire la nomina “ai vertici di enti e società pubbliche, di persone a lui vicine, così acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, riconoscenti, risultavano permeabili alle sue richieste”.
La società di Pizza aveva una sede proprio accanto al Parlamento, che utilizzava per “per ricevere denaro di provenienza illecita, occultarlo e smistarlo, avvalendosi in un caso anche della collaborazione del parlamentare, che lo ha attivamente coadiuvato nelle attività di illecita intermediazione”. Tra gli assidui frequentatori della società c’è anche un’altra tra le altre figure cardine del sistema: Antonio Marotta, parlamentare in carica con Area Popolare (Ncd-Udc). Avvocato, Marotta è indagato per traffico di influenza illecita, reato per il quale non scattano restrizioni alla libertà. Secondo l’accusa avrebbe aiutato Pizza a incontrare imprenditori spregiudicati, in particolare passando da Alberto Orsini, il commercialista, altro uomo chiave del sistema. Pizza era “lo snodo tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici svolgendo un incessante e prezzolata opera di intermediazione nell’interesse personale e di imprenditori senza scrupoli interessati ad aggiudicarsi gare pubbliche, aggiungono gli inquirenti.
L’inchiesta – svolta dalla Guardia di Finanza romana – ha scoperto un gran numero di fatture per operazioni inesistenti, il cui scopo era solo movimentare denaro tra conti personali e società “sorelle”. Almeno 10 milioni di euro il valore delle fatture tracciate. Nel corso di Labirinto sono stati sequestrati anche 1,2 milioni di euro di beni immobili e quote societarie.