“Brown Sugar” è una delle canzoni più conosciute e amate del repertorio dei Rolling Stones (sito ufficiale). Il testo di quel pezzo è, senza ombra di dubbio, piuttosto “sconveniente”. In particolare la prima strofa, in cui si parla di schiavisti che vendono persone al mercato di New Orleans e frustano donne a mezzanotte. I Rolling Stones celebravano forse il razzismo e la schiavitù in quel pezzo? Ovviamente no: di razzista gli Stones non hanno mai avuto nulla.
Si sono sempre divertiti a scrivere canzoni provocatorie: qualcuno si è accorto ad esempio che “Midnight Rambler” parla di uno stupratore assassino?
Ora, nel tour che la band di Jagger e Richards sta facendo negli Stati Uniti, per la prima volta dal 1970 “Brown Sugar” è sparita dalle scalette dei loro concerti. La notizia sta rimbalzando in giro per il mondo. “Perché questa scelta?” si sono chiesti alcuni.
E Keith Richards ha risposto che effettivamente gli Stones hanno scelto di evitare le proteste di chi potrebbe trovare quel testo offensivo. Lui pensa che al massimo quella canzone sia una denuncia della schiavitù, ma aggiunge anche che non hanno nessuna voglia di affrontare una polemica sulla questione. Il suo socio Mick Jagger è più vago, minimizza: dice che ci sta togliere una canzone dalle scalette, dopo 50 anni che la si suona in continuazione. E che magari una delle prossime sere la suoneranno di nuovo, che non c’è nessun caso intorno a “Brown Sugar”.
Forse ha proprio ragione Mick Jagger.
Ci sta che un gruppo decida di non suonare un pezzo molto famoso perché poco opportuno, perché per qualche motivo quel pezzo potrebbe generare polemiche. Gli Stones non suonarono per anni “Sympathy for the devil”, dopo che ad Altamont, nel 1969 (casualmente, fu in quel concerto che venne suonata per la prima volta “Brown Sugar”, prima ancora della sua pubblicazione), un ragazzo afroamericano venne ucciso durante il loro concerto e quel pezzo, con i suoi riferimenti al demonio, venne considerato la dimostrazione di un presunto satanismo che avrebbe macchiato la band. Gli Stones non fecero quella canzone straordinaria per un po’, poi ripresero a proporla anche dal vivo.
Solo che allora non c’era una iper-comunicazione a rendere ossessive le discussioni dell’opinione pubblica, e non si doveva costantemente affrontare il dibattito sulla presunta esistenza di una “cancel culture”, che invece è semplicemente una cosa vecchia come il mondo.
La sensibilità delle persone sulle cose cambia, con il tempo. E la cultura, l’intrattenimento, si adattano alle mutevoli suscettibilità.
In fondo, è una brutta cosa che oggi a tante persone faccia un po’ impressione sentir cantare in modo spensierato di schiave vendute e frustate? Forse no.
“Brown Sugar” non la cancellerà mai nessuno, non è vittima di nessuna censura. Chi ha scritto quel pezzo ha deciso di non suonarlo per un po’, e forse non dovrebbe nemmeno essere una notizia.