10 uomini e 2 donne, manca solo il candidato Teodosio De Bonis della lista 3V – etichettato come no vax – che così si fa notare di più, per il primo e forse unico confronto elettorale tra i candidati a pochi giorni dal primo turno. Il padrone di casa è un’azionista di peso della città, Confcommercio, oltre 230mila imprese del terziario che rappresentano tre quarti del Pil della città e quasi l’equivalente in lavoratori.
Il sondaggio tra i loro iscritti ha prodotto una decina di indicazioni e desiderata per la prossima amministrazione sinteticamente riassumibili così: più banda larga, più parcheggi, meno limitazioni alle auto, se volete fare piste ciclabili chiedete la nostra autorizzazione, meno tasse possibili (anche sugli immobili sfitti), meno burocrazia, continuare con i sostegni, non punire gli esercizi per la malamovida ma i cittadini che la praticano, maggiore contrasto all’abusivismo e alla criminalità (che è in calo costante da 10 anni, nessuno lo ricorda mai, proprio mai), fare tutto quello che si può per far tornare i turisti.
Un programma di bottega, nostalgico dei 40 miliardi di Pil (dice il loro Ufficio studi) andati in fumo col Covid, che vorrebbe tornare a prima, anche un po’ più indietro se si potesse. Fa gli onori di casa l’intramontabile presidente Carlo Sangalli (84 anni anagrafici e più di 50 in politica, era già deputato della Democrazia cristiana nel 1968). Sarà anche per questo che l’innovazione non brilla.
Per i/le candidat* 2 interventi di 3 minuti a testa: il primo per presentare le proprie priorità, l’altro per scegliere uno degli 11 temi presentati da Confcommercio e declinare una propria azione.
Comincia le danze il sindaco uscente Beppe Sala (l’audio praticamente integrale lo trovate qui sotto), con la continuità nelle relazioni, in quanti protocolli e accordi, proprio col Covid l’amministrazione ha prodotto (comprese la liberalizzazione dei dehors sui marciapiedi, la riduzione o sospensione di alcune tasse, i sostegni), per arrivare al Pnrr e alla possibilità di usarlo per edilizia popolare, sociale e scuole. Il sindaco dice anche che potenzierà di molto il trasporto pubblico, più del 50%. Il tavolo è apparecchiato per i temi comodi e scomodi:
Poi tocca a Luca Bernardo – che sarà il più sdraiato – sorridente, saluta, ringrazia e si lancia nell’offerta di tavoli puntuali e anche quinquennali su tutti i temi e le necessità dei commercianti perché “siete voi i protagonisti”, passa poi alla riduzione generalizzata di tutte le tasse (comprese quelle per gli immobili sfitti), l’abolizione di Area B, la riduzione di Area C e le piste ciclabili solo dove servono (tipo nei parchi e giardini?).
Layla Pavone dei 5Stelle, intervenuta per terza, incentra il suo intervento su se stessa per farsi conoscere e sulla città che deve tornare a essere “primadonna” nella competizione, attraverso il digitale e un potenziamento di banda e innovazione tecnologica. Il ritorno della Smart city.
Gabriele Mariani ha declinato il “più equa, più pubblica e più verde” del suo programma con Milano in Comune e Civica AmbientaLista sui temi dell’edilizia popolare necessaria e urgente, degli spazi verdi da difendere sempre e senza compensazioni ai costrutori e una generale revisione del Pgt (senza nuovi stadi e altro consumo di suolo). Saremo cinque anni all’opposizione ha detto il candidato, in continuità con gli ultimi cinque.
E poi c’erano gli outsider che hanno detto anche tante cose interessanti e che per un simbolo (ben 3 per la falce e martello), per sé, per farsi vedere, per scommessa, per ricavarsi uno strapuntino da qualche parte, ognuno avrà le sue motivazioni ma tutti hanno avuto lo stesso tempo. Così abbiamo ascoltato una determinata e giovane donna Bianca Miriam Tedone, candidata di Potere al Popolo, rivendicare con determinazione la lotta contro la macelleria sociale di questi anni amplificata dal Covid. Abbiamo sentito Massimo Goggi dei socialisti e liberali (lo aggiunge sempre) chiedere un progetto di case popolari e di governo dello spazio pubblico che ci ha fatto tornare ai tempi di Aniasi e Tognoli, salvo che oggi oscillino tra centrodestra e centrosinistra.
Abbiamo sentito tre candidati comunisti (e diciamo 3), nell’ordine alfabetico o anagrafico dal più anziano al più giovane: Natale Azzaretto per il Partito comunista dei lavoratori molto efficace nel primo intervento sulla necessità di politiche di classe popolari (meno nel secondo dove si è perso sulla malavita di Baggio), poi Marco Muggiani del Pci che da medico di base ha ragionato su medicina del territorio, sanità pubblica contro sanità privata, e infine Alessandro Pascale per il Partito comunista (quello di Rizzo) che ha fatto una sorta di sobria lezione di marxismo alla platea.
La sinistra finisce qua, anche perché oltre c’è l’extraparlamentarismo, e mancano solo i candidati che non vogliono essere né di destra né di sinistra, ma che poi nelle proposte (almeno a Confcommercio) sono abbastanza liberisti, ciò che li unisce è che il Comune non fa abbastanza e loro farebbero di più: Mauro Festa dal Partito Gay Lgbt+ e Bryant Biavaschi della lista Milano inizia qui. Più a destra ancora, in forma smagliante, con la lista Ital-exit, l’ex-Lega ed ex-5Stelle, Gianluigi Paragone (sostenuto anche dai transfughi di Grande Nord che qualche fastidio danno alla Lega) che ha spaziato dalle crisi bancarie, al “vaccino fiscale” (suggestivo ma non abbiamo capito cosa è), al pugno duro nelle strade con il taser per i vigili urbani (ma non sapeva che si sta già sperimentando perché la Regione lo ha di fatto imposto).
Questi sono i 13 candidat* sostenuti da 28 liste (primato a Sala che ne ha 8) e 1.900 candidati per i 48 seggi del Consiglio comunale di Milano. Si vota anche per i presidenti di 9 Municipi e i 30 seggi per ciascuno di essi, ma i Municipi sono così deboli e incompiuti che dovremmo salutare chi si impegna in essi come un vero volontario della società civile.
Primo turno domenica 3 ottobre per tutto il giorno (dalle 7 alle 23) e lunedì 4 ottobre fino alle 15. Previsione di affluenza poco sopra il 50%. E’ presto per dirvi il meteo. L’unica nota del cronista è la scarsa ironia e gioia di quasi tutti i candidati e programmi. Sarà che eravamo da Confcommercio… L’altro elemento mancante sarebbe l’umiltà, ma questo sappiamo che non si può chiedere a pochi giorni dalle elezioni. Vedremo poi.