Lo hanno ribattezzato ‘emendamento Regeni‘, perché di fatto è la prima mossa concreta dello Stato italiano in risposta all’omertà egiziana sull’omicidio del ricercatore friulano. L’aula del Senato ha approvato un’ iniziativa promossa da Sinistra Italiana, poi sposata dal PD, per bloccare le formiture all’Egitto di pezzi di ricambio per i caccia F-16. Ora l’emendamento verrà esaminato anche alla Camera.
Ma dal Governo Renzi, più volte sollecitato dalla famiglia Regeni e da Amnesty International a fare passi concreti per avere la verità, anche in questa circostanza sono arrivati segnali discordanti. L’Esecutivo non ha dato parere positivo a quell’emendamento, ha preferito – si dice a causa di divisioni interne – rimettersi alla decisione dell’Aula del Senato. In più, il Ministero dello Sviluppo Economico ha dato il via libera alla vendita al Consiglio Nazionale di Difesa egiziano di un sistema di spionaggio per internet da parte della società italiana Area Spa.
Lorenzo Declich, studioso del mondo islamico, ha scritto il libro Giulio Regeni, le verità ignorate (ed. Alegre): oggi a proposito di quell’emendamento parla di un piccolo passo, che arriva in grave ritardo e non è che una goccia nel mare.
“E’ un segnale positivo, almeno c’è stata una discussione parlamentare sulle forniture militari all’Egitto – dice Declich – ma ci sono anche segnali che vanno nella direzione opposta. Come il via libera dell’Esecutivo alla vendita all’Egitto di un sistema italiano di spionaggio su internet. Questo a mio parere è il fatto più importante, perché gli F 16 non sono direttamente coinvolti nella repressione messa in atto dal governo del generale Al Sisi. L’interrogazione parlamentare presentata da Sinistra Italiana – prosegue Declich – è corretta perché non sappiamo se quell’azienda abbia effettivamente venduto il software-spia al Cairo, ma sappiamo che c’è stato il placet del Ministero dello Sviluppo Economico e sappiamo anche che c’è un precedente, la vendita di un analogo sistema di controllo sulla rete sviluppato dall’italiana Hacking Team allo stesso dipartimento, che è stato creato proprio per il controllo informatico”.
“La verità di fondo sul caso Regeni – conclude lo studioso – la ‘verità ignorata’ di cui parlo nel mio libro, è che questo è un omicidio di Stato, e il regime di Al Sisi ha reso chiaro fin dall’inizio che non avrebbe collaborato. L’Italia avrebbe dovuto prendere immediatamente dei provvedimenti dal punto di vista politico, anziché cercare una collaborazione giudiziaria andando a sbattere contro un muro di gomma. Questa prima iniziativa, propagandata conme ‘emendamento Regeni’, arriva in grave ritardo e non è che una gocccia nel mare”.
Ascolta l’intervista con Lorenzo Declich di Lorenza Ghidini e Gianmarco Bachi