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L’accordo sulla riforma della Giustizia, il caos sul Green Pass sui luoghi di lavoro e le altre notizie della giornata

COVID GreenPass ANSA

Il racconto della giornata di giovedì 29 luglio 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Dopo un lungo Consiglio dei Ministri e la mediazione del Ministro Orlando, l’accordo sulla riforma della Giustizia è stato trovato e l’iter alla Camera può iniziare subito. Patrick Zaki scrive dal carcere in Egitto e dice che combatterà finché non tornerà a Bologna, ma fa anche temere un peggioramento della sua posizione. Il ricordo di Lydia Buticchi Franceschi, morta oggi a Milano a 98 anni. La crescita dei casi legata alla nuova variante del virus preoccupa anche gli Stati Uniti, dove l’epidemiologo della Casa Bianca Anthony Fauci ha rilasciato una dichiarazione che sta facendo molto discutere. Le ong e alcuni avvocati hanno presentato un esposto a Roma che riguarda il naufragio in cui hanno perso la vita 130 persone al largo della Libia lo scorso 22 aprile. Infine l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Trovato l’accordo sulla Giustizia. La palla passa alla Camera

Trovato l’accordo sulla Giustizia. C’è l’ok del Movimento 5 Stelle. Il Consiglio dei Ministri è terminato alle 18.30, dopo una lunga giornata di trattative durante la quale i ministri grillini avevano minacciato di astenersi sul nuovo testo. Alla fine, una mediazione avanzata dal Ministro Orlando ha sbloccato la situazione. La ministra Cartabia si è detta soddisfatta dell’intesa, mentre Giuseppe Conte, alla sua prima prova come leader del Movimento, ha strappato un risultato forse inferiore alle attese, ma che gli permette di presentarsi con minor affanno del previsto alle elezioni online sullo statuto e sulla leadership del movimento previste per settimana prossima.

Mario Draghi ha convocato il Consiglio dei Ministri questa mattina alle 11.30 con l’obiettivo di chiudere oggi la questione Giustizia. La riforma è in calendario domani alla Camera e il Presidente del Consiglio voleva l’accordo delle forze politiche sulle modifiche al testo. La riunione era iniziata con due ore di ritardo. I Ministri del Movimento, però, non si sono presentati perché quando hanno visto il testo della ministra Cartabia hanno subito detto che non l’avrebbero votato. Si sono riuniti con Giuseppe Conte per decidere cosa fare.
La proposta Cartabia era piuttosto chiara: proroghe alla durata dei processi più complessi di un anno in appello e di sei mesi in Cassazione per una serie di reati: associazione mafiosa e terroristica, il voto di scambio politico mafioso, violenza sessuale, come chiesto dai 5 Stelle, e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, come voluto dalla Lega.
Non è piaciuta ai 5 stelle perché non era stata tolta la tagliola per i processi per il reato 416 bis 1 del codice penale che prevede l’aggravante per i reati commessi avvalendosi dell’organizzazione mafiosa al fine di agevolarne l’attività: come il tentato omicidio, l’estorsione, la corruzione. Su questo si è creato l’impasse.
Poi c’è stata la mediazione di Orlando, che prevede tempi più lunghi, fino a sei anni in appello per i processi con aggravante mafiosa nella fase transitoria di entrata in vigore della nuova prescrizione, fino al 2024. Per gli altri processi, il tempo per l’appello in questa fase transitoria sarà di 4 anni. Ora può iniziare l’iter alla Camera. La ministra Cartabia pensa che possa essere approvata entro la pausa estiva.

Green Pass e lavoro. Caos in assenza di indicazioni chiari

Aziende che chiedono ai dipendenti se sono vaccinati. O aziende che lo impongono, di fatto, ai dipendenti, cambiando loro mansione o sospendendoli dal lavoro senza stipendio. Abbiamo visto nei giorni scorsa il caso dell’azienda alimentare mantovana Sterilgarda. Ma non è l’unica impresa in cui sono in corso azioni di verifica dello stato vaccinale dei dipendenti o che stanno ipotizzando provvedimenti. E poi c’è anche chi rischia di non essere assunto proprio perché non ha il Green Pass. Roberta Turi, segretaria generale Fiom Cgil di Milano:


 

Zaki dal carcere in Egitto: “Combatterò finché non tornerò a Bologna”

Una lettera in cui Patrick Zaki dice che combatterà finché non tornerà a Bologna, ma fa anche temere un peggioramento della sua posizione. Il testo è stato consegnato da lui stesso alla famiglia, che gli ha fatto visita in carcere, ed è stato pubblicato dalla pagina Facebook che chiede la sua liberazione. “La mia indagine è ripresa – scrive Zaki – il che potrebbe significare che un giorno avrò un processo, e questo è molto peggio di quanto mi aspettassi. Dopo un anno e mezzo, non potevo fare a meno di pensare che avrò presto la mia libertà, ma ora è chiaro che non accadrà presto. Non sono affatto ottimista sulla mia situazione”, aggiunge lo studente dell’università di Bologna, detenuto in Egitto in un procedimento duramente contestato dalle organizzazioni per i diritti umani. Riccardo Noury è portavoce di Amnesty international:


 

L’esposto delle Ong sul naufragio in cui persero la vita 130 persone al largo della Libia

Quasi 300 migranti sono arrivati a Lampedusa nelle ultime ore. Nell’hotspot sull’isola al momento si trovano 1.131 persone. Di questi, 130 verranno portati con la nave quarantena Adriatico a Porto Empedocle.
Intanto le ong e alcuni avvocati hanno presentato un esposto a Roma che riguarda il naufragio in cui hanno perso la vita 130 persone al largo della Libia lo scorso 22 aprile. Ce ne parla Luca Masera, vice presidente di Asgi.


 

Addio a Lydia Buticchi Franceschi

È morta oggi a Milano a 98 anni Lydia Buticchi Franceschi. Staffetta partigiana, insegnante e preside, ha dedicato la seconda parte della vita alla lotta per ottenere verità e giustizia per il figlio Roberto, ucciso nel 1973 da un colpo di pistola sparato dalla polizia fuori dall’università Bocconi. Nel 1996 con il marito Marco, la figlia Cristina e l’avvocato Marco Janni usò il risarcimento ricevuto dal ministero dell’interno per creare una fondazione che ancora oggi sostiene la ricerca scientifica di interesse sociale e promuove i valori della costituzione. I funerali saranno sabato alle 11 al cimitero di Dorga, nel comune di Castione della Presolana, in provincia di Bergamo. Abbiamo chiesto un ricordo di Lydia a Elisabetta Vergani, che porterà in scena la sua storia il 15 settembre all’Elfo Puccini di Milano, con un reading co-prodotto con Farneto teatro e tratto dal romanzo “Perchè non sono nata coniglio”.


 

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Sono 6.171 i nuovi casi registrati in Italia nelle ultime 24ore, in crescita rispetto ai 5.700 di ieri. Anche il tasso di positività è in leggero aumento, al 2,7%. I ricoverati in terapia intensiva sono 11 in più, mentre quelli nei reparti ordinari sono saliti di 45 unità. Le vittime, invece, sono state 19.
Un trend in crescita rilevato anche dal monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe che segnala una crescita dei morti del 46% rispetto alla settimana scorsa. Anche la pressione sugli ospedali sta aumentando a seguito della diffusione della variante Delta, anche se per ora non è a livelli preoccupanti. Dati che, secondo il Gimbe, rendono ormai ufficiale l’entrata dell’Italia nella quarta ondata.

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    1) Le minacce di Mosca. “il lancio del missile ipersonico di ieri è stato un successo, continueremo i test” ha detto Putin, mentre il premier polacco Tusk avverte: il rischio di conflitto globale è serio. (Lorenzo Cremonesi - Corriere della Sera) 2) Il mandato d’arresto per Netanyahu non ferma il massacro. A Gaza 38 morti da questa mattina. Il mondo si divide su come comportarsi davanti alla decisione della corte penale internazionale, ma i paesi che la riconoscono hanno degli obblighi giuridici. (Chantal Meloni - Università degli studi di Milano) 3) Stati Uniti. Donald Trump nomina Pam Bondi procuratrice generale dopo il ritiro di Matt Gaetz per gli scandali sessuali (Roberto Festa) 4) La polizia brasiliana incrimina formalmente l’ex presidente Bolsonaro per tentato colpo di stato. Se riconosciuto colpevole, potrebbe rischiare fino a 20 anni di carcere. (Luigi Spera) 5) A Buenos Aires femministe di Non Una di Meno e Nonne di Plaza de Majo insieme contro la violenza sulle donne e le politiche del governo di Milei. (Andrea Cegna) 6) Storie Estreme. Il caso Shell e il futuro della lotta ai combustibili fossili (Sara Milanese) 7) Mondialità. Il cacao e il caffè sono ancora insostenibili (Alfredo Somoza)

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    Il presidente russo Vladimir Putin questa sera è tornato a parlare del missile Oreshnik lanciato ieri su Dnipro, in Ucraina. Il capo del Cremlino ha detto che il test del missile ipersonico è stato un successo ed ha avvertito che la Russia continuerà a testarne altri. Putin ha anche detto di aver ordinato la "produzione in serie" di questo tipo di missili che – ha detto - "Nessun sistema al mondo è capace di intercettare”. Il comandante delle truppe missilistiche russe ha anche detto che questi missili possono raggiungere obiettivi in tutta Europa. Queste dichiarazioni arrivano nel contesto di un’escalation del conflitto che lo stesso Putin ha definito “quasi globale”. Oggi il premier polacco Donald Tusk ha detto che le ultime ore dimostrano che la minaccia di un conflitto globale è seria e reale. Abbiamo raggiunto a Kiev l’inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi e gli abbiamo chiesto come è stato visto il lancio di questo missile in Ucraina.

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