Approfondimenti

I tentativi di mediazione nel Movimento 5 Stelle, i contagi in risalita in Europa e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di giovedì 1° luglio 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha definito le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere violenze “un tradimento della costituzione”, ma chi erano i responsabili all’epoca dei fatti? Nel giorno in cui entra in vigore il Green Pass per muoversi nell’Unione Europea la variante Delta ha riportato in crescita i contagi di COVID in tutto il continente, ma questo non sembra spaventare troppo il Campionato Europeo di Calcio. Di Maio e i parlamentari del Movimento 5 Stelle, intanto, provano a convincere Grillo e Conte a ricucire i rapporti. Infine l’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia e nel Mondo.

Conte e Grillo, fate la pace! Ci provano Di Maio e i parlamentari

(di Luigi Ambrosio)

Il tentativo di mediazione è affidato a Di Maio, che oggi ha incontrato Conte per diverse ore e ora dovrà parlare in privato col fondatore, mentre i capigruppo di Camera e Senato avrebbero ricevuto dai parlamentari il mandato per organizzare un incontro pubblico tra i due litiganti.

Prima dell’eventuale incontro pubblico, Di Maio dovrebbe fare due proposte a Grillo per chiudere la contesa.
La prima: Grillo resterebbe il garante, con la possibilità finale di avere l’ultima parola.
La seconda: Grillo potrebbe partecipare alla riscrittura delle regole del Movimento 5 Stelle.

E Di Maio dovrebbe prospettare a Grillo anche i rischi di un ulteriore no, applicando la logica del bastone e della carota.
Anzitutto, l’80 per cento dei senatori e più del 50 per cento dei deputati sono con Conte. Anche una maggioranza degli iscritti sarebbe contro Grillo, dai sondaggi di questi giorni. Con questi numeri, lo stesso ruolo di garante di Grillo potrebbe essere messo in discussione.
Di Maio si sarebbe dato tempo una settimana per il tentativo di mediazione, anche perché aspettare di più renderebbe tutto ancora più complicato, con le tensioni che inizierebbero a creare problemi ai gruppi parlamentari nel loro lavoro quotidiano.
Contro Conte, sull’altro fronte, ci sono fattori finanziari, organizzativi e temporali.
L’arma finale brandita da Conte è la scissione e la formazione di un partito proprio. Ma fare un partito vero, non una semplice lista elettorale, è davvero difficile. Servono risorse economiche e organizzative che Conte non ha. Mentre la sua popolarità acquisita durante la pandemia è un fattore volatile, ragionano i pro-Grillo, e da qui al giorno in cui si andrà a votare potrebbe facilmente evaporare. Grillo, invece, se vincesse la partita per il potere nel Movimento potrebbe pure decidere di dare retta a Di Battista, uscendo dal governo e giocandosi la carta dell’opposizione, per cercare di recuperare almeno in parte i voti perduti. Cosa che Conte, governista per definizione, non potrebbe fare.

Chi erano i responsabili del carcere di Santa Maria Capua Vetere all’epoca dei fatti?

Ci hanno massacrato, volevano farci perdere la dignità“, ha detto Vincenzo Cacace, ex detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, che racconta il pestaggio subito lo scorso aprile ad opera della polizia penitenziaria.

La ministra della Giustizia, Marta Cartabia ha definito queste violenze “un tradimento della costituzione”. Ha convocato ieri un vertice d’urgenza con i sottosegretari e il capo del Dap (dipartimento di amministrazione penitenziaria), Petralia, e il garante dei detenuti, Palma. Ha deciso di sospendere i 52 poliziotti penitenziari indagati per i fatti di aprile. Ha deciso di avviare accertamenti su altri agenti e ha ordinato un’ispezione straordinaria al carcere. Secondo Luigi Manconi le responsabilità di quanto avvenuto non si fermano certo ai 52 agenti indagati. Chi erano i responsabili all’epoca dei fatti?

(di Claudia Zanella)



L’allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, riferendo in parlamento sulla rivolta carceraria a Santa Maria Capua Vetere, diceva di aver riportato l’ordine. Non sembrava avere idea di quanto avvenuto nel carcere. Difficile capire quando e se ne ha avuto notizia. In quel momento però gli episodi con tanto di morti nelle carceri italiane, dopo le rivolte, erano diversi. Tanto da far dimettere l’allora capo dell’amministrazione penitenziaria Francesco Basentini. Basentini che scriveva in chat: “hai fatto benissimo”, in risposta al provveditore delle carceri campane, ora sospeso dal servizio, Antonio Fullone che lo informava dell’ispezione straordinaria del 6 aprile 2020, durante la quale si è scatenata la violenza della polizia penitenziaria contro i detenuti del reparto Nilo del carcere. “Il personale aveva bisogno di un segnale forte e ho proceduto così”, scriveva Fullone all’allora direttore del Dap.

Salgono i contagi in Europa e la campagna vaccinale in Italia rallenta

Nel giorno in cui entra in vigore il Green Pass per muoversi nell’Unione Europea, dopo 10 settimane di calo, la variante Delta ha riportato in crescita i contagi di COVID in tutto il continente: + 10% la scorsa settimana, rileva l’OMS. L’Inghilterra è al picco da gennaio, Israele al picco di nuovi casi da fine marzo, in Russia si è registrato il record di morti: 672 in 24 ore. 
In Italia 882 i nuovi casi, allo 0,5% il taso di positività, 21 i morti, 7 gli ingressi in terapia intensiva.
L’Agenzia Europea del Farmaco oggi ha confermato i dati positivi sull’efficacia della doppia dose di vaccino, raccomandata contro la variante Delta. Anche la cosiddetta vaccinazione eterologa sulla base dei primi dati raccolti in Europa ha dato buoni risultati di efficacia e sicurezza – rileva l’Ema – ma per ora non ci sarà una raccomandazione all’uso, lasciando liberi gli stati.
In Italia si sta pensando di ridurre i tempi tra prima e seconda dose, in particolare per gli Over 60. L’ipotesi emersa dal governo nei giorni scorsi è stata confermata dal commissario Figliuolo. La campagna vaccinale intanto attraversa un rallentamento, su cui si è aperto l’ennesimo scambio di accuse con le regioni.
Giugno doveva essere il mese della “spallata”. Parole ripetute più volte dallo stesso commissario Figliuolo. Pur mantenendosi sopra le 500mila dosi al giorno però, quell’incremento drastico di somministrazioni non c’è stato, e il rallentamento ha una data: tra l’11 ed il 13 giugno, all’indomani della decisione di non dare una seconda dose diversa da AstraZeneca agli under 60 che avevano ricevuto la prima. Da giugno in diversi giorni si erano superate le 600mila al giorno. La settimana dal 5 all’11 ha visto un picco di oltre 4milioni. Poi il calo, all’indomani del cambio. 320mila dosi in meno la settimana successiva, 250mila in meno tra il 18 e il 25. La proiezione della settimana corrente è di 350mila in meno rispetto alla settimana di picco. Un milione di dosi in meno rispetto al potenziale mostrato, che rallenta di qualche giorno l’obbiettivo dell’80% entro settembre. Figliuolo incolpa le Regioni per non aver reagito tempestivamente al cambio di politica. Le regioni ribattono che il problema è la carenza di dosi. Hanno ragione – o torto – entrambi. La difficoltà delle regioni è stata oggettiva: da Radio Popolare abbiamo raccontato il caos nei centri vaccinali tra appuntamenti saltati, rimandati, esodati vaccinali, timori dei cittadini. Ma il cambio di politica lo ha deciso il governo, da un giorno all’altro. Ed oggettiva è anche la carenza di dosi: nel primo semestre rispetto al previsto ne mancano intorno ai 20 milioni. Ed è una causa non secondaria del rallentamento soprattutto perché di Pfizer e Moderna sono state somministrate oltre il 90% delle dosi disponibili. In prospettiva ci saranno altri due ostacoli: i tempi anticipati per la seconda dose, necessari per far fronte alla variante Delta, e la terza dose, ribadita da Figliuolo, che potrebbe partire da settembre. Per non ripetere gli errori di giugno servirà avvertire per tempo le regioni, ma soprattutto che le case farmaceutiche rispettino gli impegni.

Crescono gli occupati in Italia, ma a dominare è il lavoro precario

(di Massimo Alberti)

Rispetto ad aprile, nel mese di maggio 2021 si registra un aumento degli occupati e una diminuzione sia dei disoccupati sia degli inattivi. Ma è tutto lavoro precario.
Fuori gli over 35 con contratti a tempo indeterminato, dentro under 35 con contratti precari. Se questa tendenza sarà confermata o addirittura incrementata con la fine del blocco dei licenziamenti, è piuttosto chiaro in quali tasche andranno a finire i soldi della ripresa e della crescita. E non saranno quelle dei lavoratori.
I dati Istat delineano questo quadro con chiarezza. Se gli indicatori per le imprese – fatturato, produzione, ordinativi, fiducia – sono tornati sostanzialmente ai livelli pre covid, così non è per gli occupati, circa 200 mila in meno rispetto a maggio 2020. Il numero degli occupati a maggio è cresciuto: più 3,2% i contratti a termine, 0, invece i contratti permanenti. Una crescita fondata unicamente sul precariato. In un anno ci sono 418 mila contratti a tempo in più, e 225mila contratti a tempo indeterminato in meno nonostante il blocco dei licenziamenti, cui si aggiungono 250mila lavoratori autonomi in meno. E’ il trionfo dei lavoretti, precari, interinali, somministrati, a chiamata, stage, apprendistato, poco pagati, che coinvolgono giovani e giovanissimi. Basta dire che in Italia l’81% dei contratti a tempo determinato dura meno di 12 mesi. Il 20% meno di 3 mesi. E così se nella fascia tra 15 e 34 anni c’è un incremento di 157 mila occupati, dai 35 in su ce ne sono 214mila in meno. Gli under 30 sono anche i destinatari degli sgravi e degli incentivi alle imprese in arrivo col PNRR, che però non prevede vincoli su quali contratti, o un salario minimo. L’aumento di quasi il 3% di chi cerca un’ occupazione a queste condizioni rischia di creare un enorme mercato i lavoratori a basso costo per le imprese, incentivato dalle scelte politiche che vanno nella direzione opposta di una redistribuzione egualitaria dei profitti della crescita.

La variante Delta non spaventa (troppo) il calcio

I timori per la diffusione della variante Delta e gli europei di calcio: oggi l’UEFA ha confermato che non ci saranno cambiamenti nella programmazione delle restanti partite, compresa la finale a Wembley. Pur ammettendo che, a livello locale, le partite potrebbero aver causato un aumento dei contagi.
A questo proposito l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sollecitato un “migliore monitoraggio” degli spettatori, prima del loro arrivo e dopo la loro partenza dallo stadio. È il problema che si stanno ponendo a Roma dove sabato si gioca Inghilterra-Ucraina: nel pomeriggio l’Uefa ha deciso di bloccare la vendita dei biglietti e l’annullamento di quelli già venduti ai residenti in Gran Bretagna.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

  • Autore articolo
    Redazione
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Edizione di sabato 23/11 15:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.

    Giornale Radio - 23-11-2024

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di sabato 23/11/2024

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 23-11-2024

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 22/11/2024 delle 19:50

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 22-11-2024

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Gr in breve sabato 23/11 15:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    GR in breve - 23-11-2024

  • PlayStop

    Il raid israeliano su Beiru

    Aveva come obiettivo un alto comandante di Hezbollah il raid che l’esercito israeliano ha compiuto stanotte sulla capitale Beirut. Un palazzo di 8 piani è stato centrato con diversi razzi ed è collassato. Si scava ancora sotto le macerie, si contano per ora 11 morti e decine di feriti. Secondo l’emittente televisiva Al Arabya, il comandante di Hezbollah, si chiama, o si chiamava (non si sa se sia stato ucciso ancora) Muhammad Haidar: stretto collaboratore di Nasrallah, era stato nominato capo di stato maggiore ad interim di Hezbollah negli ultimi due mesi. Nella mattinata Israele ha poi riferito di avere compiuto una seconda ondata di attacchi sulla capitale libanese. A Beirut abbiamo raggiunto mauro Pompili, giornalista freelance.

    Clip - 23-11-2024

  • PlayStop

    Chassis di sabato 23/11/2024

    "Chassis - Il contenitore di pellicole di Radio Popolare" è un programma radiofonico in onda dal 2002, dedicato al cinema. Ogni domenica mattina, offre un'ora di interviste con registi, attori, autori, e critici, alternando parole e musica per evocare emozioni e riflessioni cinematografiche. Include notizie sulle uscite settimanali, cronache dai festival e novità editoriali. La puntata si conclude con una canzone tratta da colonne sonore. In onda ogni sabato dalle 14:00 alle 15:00.

    Chassis - 23-11-2024

  • PlayStop

    Disabilità e lavoro

    Nella scorsa puntata abbiamo parlato degli inserimenti lavorativi per le persone disabili, un percorso tutt'altro che semplice. Con noi Valentina Altamura, un'ascoltatrice che ci ha raccontato il suo iter lavorativo, e Elena Garbelli, dell'Agenzia per la Formazione, l'Orientamento e il Lavoro AFOL Metropolitana.

    37 e 2 - 23-11-2024

  • PlayStop

    Invalidità civile e previdenziale: terza puntata

    Nella terza puntata della nostra rubrica affrontiamo il tema dell'invalidità per le persone in età lavorativa, dai 18 ai 67 anni.

    37 e 2 - 23-11-2024

  • PlayStop

    Gli speciali di sabato 23/11/2024 - ore 13:20

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 23-11-2024

  • PlayStop

    Giornale Radio sabato 23/11 13:00

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 23-11-2024

  • PlayStop

    Il Verziere di Leonardo di sabato 23/11/2024

    Fabio Fimiani è andato a visitare durante il raccolto l’azienda Torre Memoriola di Borgoratto Mormorolo, in provincia di Pavia. Vittorio Castellani, alias Chef Kumalé, racconta storia e usi di questa spezia a partire dall’Iran, primo produttore al mondo. Per Le multinazionali del cibo, queste sconosciute Andrea Di Stefano fa il punto del mercato dello zafferano. Nel bresciano alcuni formaggi pregiati sono colorati con questa spezia dai tempi della Serenissima, lo spiega Ugo Bonazza dell’Onaf, l’organizzazione nazionale assaggiatori di formaggi. Nelle Storie Agroalimentari Paolo Ambrosoni racconta le forme dell’oro del Parmigiano Reggiano.

    Il Verziere di Leonardo - 23-11-2024

  • PlayStop

    Good Times di sabato 23/11/2024

    I Selton in concerto, intervista a Ramiro Levi; il cerchio di Mothers Rebellion al Parco Trotter; i consigli di Ira Rubini; tante segnalazioni!

    Good Times - 23-11-2024

  • PlayStop

    Terzo tempo di sabato 23/11/2024

    Nel rugby il terzo tempo è il dopo partita, quando gli animi si rilassano, si beve e si mangia insieme: questo è lo spirito con cui nasce questa trasmissione, che potrebbe essere definita una sorta di “spin off” di Esteri – in onda tutte le sere dal lunedì al venerdì dalle 19 alle 19:30 – oppure, prendendo in prestito la metafora sportiva, un “terzo tempo” di Esteri. Sarà una mezz’ora più rilassata rispetto all’appuntamento quotidiano, ricca di storie e racconti, ma anche di musica. A cura di Martina Stefanoni

    Terzo tempo – il settimanale di Esteri - 23-11-2024

  • PlayStop

    M7 - il settimanale di Metroregione di sabato 23/11/2024

    Oggi abbiamo parlato della giornata internazionale contro la violenza di genere con Paola Bocci, consigliera regionale del Pd e con Manuela Musolla, della segreteria della Fiom-Cgil di Milano con delega alle pari opportunità. Claudio Jampaglia ci ha fatto scoprire gli oggetti della Resistenza. Infine Franz Baraggino, giornalista del Fatto Quotidiano, ci ha raccontato la storia di GiandanteX a 40 anni dalla morte.

    M7 – il settimanale di Metroregione - 23-11-2024

  • PlayStop

    Gr in breve sabato 23/11 10:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    GR in breve - 23-11-2024

  • PlayStop

    Il demone del tardi di sabato 23/11/2024

    a cura di Gianmarco Bachi

    Il demone del tardi - 23-11-2024

  • PlayStop

    Giornale Radio sabato 23/11 08:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 23-11-2024

  • PlayStop

    Apertura Musicale di sabato 23/11/2024

    Svegliarsi con la musica libera di Radio Popolare

    Apertura musicale - 23-11-2024

Adesso in diretta