Secondo il Vaticano, il ddl Zan sarebbe in contrasto con l’articolo 2 degli accordi tra Italia e Santa Sede. In particolare con il comma 3: quello che garantisce ai cattolici “la piena libertà di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo”.
Ma il ddl Zan non vieta affatto di condividere opinioni. Amplia semplicemente alle persone LGBT quelle tutele antidiscriminazione già oggi previste per motivi razziali, etnici e religiosi. Quindi l’attentato alla libertà di pensiero è una fake news, dietro cui il Vaticano nasconde quello che veramente non vuole: l’istituzione di una giornata in cui si organizzeranno iniziative nelle scuole per promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione e per contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.
In questo modo le scuole, anche quelle cattoliche, dovrebbero adeguarsi a promuovere quella che – con buona pace di chiunque abbia un’infarinatura sull’argomento – viene spesso chiamata erroneamente teoria del gender. In realtà si chiede di fare educazione contro l’omotransfobia e promuovere l’inclusione e combattere i pregiudizi. Ma questa chiusura è già un atto omotransfobico.
Evitare l’argomento è negare l’esistenza di una parte della società e di quello che subisce. Ma la Chiesa sembra aver paura di affrontarlo, escludendo la possibilità che nelle scuole, il luogo dove si formano i cittadini di domani, se ne parli. La vera domanda è: perché?