Che le industrie farmaceutiche cerchino da sempre di influenzare i medici, le istituzioni o le istanze di regolamentazione del settore è cosa nota. Più difficile però stimare esattamente quanto denaro usino per queste attività di lobbying, monitorare con precisione i versamenti a un determinato professionista o a un politico e far emergere i conflitti di interessi. Secondo il neonato sito Eurosfordocs, se prendiamo in considerazione undici paesi europei parliamo di oltre 7 miliardi di euro in tre anni, dal 2017 al 2019. Eurosfordocs.eu è una banca dati online, ideata da due esperti informatici francesi, in collaborazione con dei ricercatori e dei sociologi, per facilitare il compito a chiunque voglia fare delle ricerche o delle inchieste su questi temi.
Il nome del sito Eurosfordocs, lanciato il primo giugno, richiama un’iniziativa simile lanciata nel 2012 negli States dal sito di investigazione ProPublica, cioè Dollars for docs. Solo due anni prima, gli americani avevano ratificato il Sunshine act, che obbligava i laboratori a dichiarare in una banca dati pubblica tutti i soldi erogati ai medici. Che si trattasse di convenzioni, remunerazioni per delle prestazioni o regali senza contropartita.In Europa, la Francia ha creato un registro simile nel 2014 dopo lo scandalo del Mediator e anche il Portogallo, la Danimarca, il Belgio e la Romania hanno una banca dati pubblica. Ma nella maggior parte delle nazioni europee sono le stesse aziende farmaceutiche a compilare autonomamente dei registri delle transazioni, sulla base del codice di trasparenza varato nel 2014 dalla Federazione europea delle associazioni e delle industrie farmaceutiche.
Il risultato è che molti dati ci sono, ma sono praticamente illeggibili e difficilmente comparabili. O almeno, lo erano. Con una pazienza impressionante, i creatori di Euros for docs hanno ripulito e riorganizzato le informazioni provenienti da dodici paesi europei per renderle più trasparenti. Tramite un’interfaccia intuitivo, è possibile fare delle ricerche a partire dal nome di un professionista, di un’organizzazione o di un’azienda ma anche per tipo di pagamento, per paese e per anno, a partire dal 2017. Un’operazione per niente facile e ancora perfezionabile. Basti pensare che in alcuni paesi i laboratori usano il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali come scusa per non pubblicare i nomi dei beneficiari, considerati dati sensibili, senza il loro accordo. O che le transazioni raggruppate sotto ricerca e sviluppo, circa il 60% dei fondi totali, non vengono dichiarate nominalmente ed è quindi impossibile capire precisamente a chi finiscono i soldi. Il codice di trasparenza della federazione, del resto, non è molto rigido.
Secondo i creatori di Euros for docs, sarebbe ora di varare un Sunshine act europeo, in nome della trasparenza. Non basta una banca dati organizzata da dei volontari. Ci vuole un’azione politica. Perché i conflitti di interesse nella sanità sono un problema politico. Che nuoce alla ricerca, alla valutazione delle medicine ma soprattutto nuoce alla salute dei pazienti.
Foto | Il quartiere generale della Commissione europea a Bruxelles, Belgio