La Gran Bretagna è sotto shock, questo è il senso che danno i media britannici il giorno dopo la morte di Jo Cox, uccisa per strada ieri pomeriggio a Birstall, vicino Leeds, nello Yorkshire, nel nord dell’Inghilterra.
Shock non tanto perché questo omicidio arriva a pochi giorni dal referendum sulla Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, ma perché in questo Paese la violenza di strada e la violenza contro i politici non è assolutamente una cosa abituale. In queste ore le radio e le tv britanniche ricordano proprio come gli attacchi contro i rappresentanti politici siano un lontano ricordo del conflitto in Nord Irlanda, e come comunque siano sempre stati una rarità. Nulla a che vedere con gli Stati Uniti.
Le foto delle veglie per Jo Cox sui media britannici raccontano poi un altro aspetto della politica britannica, o meglio del rapporto tra la politica e la società in Gran Bretagna. A differenza di quello che succede in molti altri Paesi, pensiamo per esempio all’Italia, i deputati, i membri del parlamento, sono spesso molto legati alla comunità locale, alla circoscrizione, dove vengono eletti. Jo Cox, come molti altri deputati a Westminster, il parlamento britannico, era figlia della sua comunità.
BBC scrive anche che “non è esagerato definirla una star: era coraggiosa, divertente, intelligente”. Nel dicembre scorso, insieme ad altri quattro deputati del partito laburista, si astenne nel voto sui bombardamenti contro l’ISIS in Siria, schierandosi in sostanza con il governo Cameron e contro la leadership del suo stesso partito.
L’editoriale del Guardian, il giornale di riferimento per i progressisti britannici e uno dei quotidiani più autorevoli al mondo fa questa considerazione: “Il passaggio dalla civilizzazione alle barbarie è molto più breve di quanto avremmo potuto immaginare. Ogni crimine violento è un attacco contro la società, ma quando l’attacco è contro le persone che sono state scelte per scrivere le regole di quella società allora l’affronto è molto profondo”.
Lo stesso editoriale si interroga sulle motivazioni che possono aver spinto l’assalitore, un uomo di 51 anni. Una delle ipotesi è che almeno a livello di ispirazione ci fosse un legame con l’ideologia dell’estrema destra: “La retorica del razzismo occidentale e dell’islamofobia – scrive il Guardian – è lo specchio dell’ideologia grazie alla quale gruppi come ISIS e Al Qaeda riescono a fare nuove reclute”.
Ovviamente i media britannici s’interrogano sull’assalitore. Il Daily Telegraph, uno dei giornali più venduti in Gran Bretagna, scrive che Thomas Mair, questo è il suo presunto nome, è un uomo di 51 anni, solitario, con un passato di problemi mentali (così avrebbe riferito il fratello). Sarebbe stato abbonato, tempo fa, a una rivista di estrema destra proveniente dal Sudafrica. Mair viveva da solo e secondo i suoi vicini di casa non aveva mai avuto un lavoro fisso.
A meno di una settimana dal referendum sulla Brexit è naturale domandarsi che conseguenze avrà l’omicidio di ieri a Birstall sulla campagna referendaria, al momento interrotta, e poi sul voto di giovedì prossimo, 23 giugno. I media britannici, però, non danno assolutamente risalto a questa questione. Il Yorkshire Post, il giornale locale della regione dove Jo Cox è stata uccisa, si limita a ricordare le sue parole sulla Brexit: “L’uscita dall’Unione Europea non è la risposta alle paure e alle preoccupazioni sull’immigrazione”. Lo Yorkshire, nel nord dell’Inghilterra, è una di quelle regioni britanniche dove negli ultimi anni è cresciuto molto il sentimento anti-europeo.