Il racconto della giornata di mercoledì 12 maggio 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Aumentano i morti dello scontro tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, mentre la diplomazia internazionale prova a tamponare la crisi; le regioni spingono per il cambio dei criteri di “colorazione” e Figluolo annuncia le vaccinazioni per i 40-49enni dal 17 maggio.
Il conflitto Israele-Palestina è in continua escalation
Nelle ultime ore c’è stata un’ulteriore crescita delle violenze e dei bombardamenti a Gaza e in Israele.
Da lunedì le vittime sarebbero 56 sul fronte palestinese – lo dice il ministero della sanità di Gaza – 6 sul fronte israeliano.
Ancora in questi minuti sono in corso pesanti raid israeliani sulla Striscia e un massiccio lancio di razzi da Gaza verso il territorio israeliano.
A Gaza sono stati uccisi anche alcuni leader dei gruppi armati palestinesi, Hamas e Jihad Islamica.
Israele ha iniziato a sparare anche colpi d’artiglieria e nessuno esclude ancora un’operazione di terra.
A confermare la pericolosità di questo momento, e anche la novità rispetto al passato, gli scontri tra arabi ed ebrei in alcune città israeliane. A Lod – dove sono in corso disordini anche questa sera – è stato imposto il coprifuoco notturno. Il sindaco della città ha detto che è in corso “una guerra civile”.
Questo il racconto di un cittadino palestinese che abbiamo raccolto nel pomeriggio:
Questo invece è Marco Camorali, che ha una gelateria a Tel Aviv. Anche il suo racconto è di questo pomeriggio:
La diplomazia internazionale alla ricerca della tregua
(di Emanuele Valenti)
Il campo sembra indicare che lo scontro militare sia destinato ad andare avanti.
Il ministro della difesa israeliano, Gantz, ha chiesto di prolungare lo stato d’emergenza per altre due settimane e in generale il governo Netanyahu ha detto che non ci sarà una tregua fino a quando la situazione non si sarà calmata…tradotto: fino a quando da Gaza non partiranno più razzi verso Israele.
Nelle prossime ore ci sarà una riunione del Consiglio di Sicurezza. Ma difficilmente uscirà qualcosa di concreto per i soliti veti incrociati.
Qualcosa però si muove. Nel tardo pomeriggio il ministero degli esteri russo ha citato un alto esponente di Hamas e ha detto che l’organizzazione palestinese è pronta a discutere di una tregua.
Un dialogo mediato tra le parti era in corso, in realtà, anche ieri, ma si è interrotto dopo l’uccisione di alcuni miliziani palestinesi.
In queste ore è attesa a Gaza, invece, una delegazione egiziana. Il Cairo ha mediato più volte tra israeliani e palestinesi.
Infine gli Stati Uniti, storico alleato di Israele. Abbiamo già detto in questi giorni che Biden ha un approccio diverso, più equidistante, rispetto a Trump, ma che al momento non si vedono ancora passi concreti.
Bene, Washington sta mandando nella regione un suo inviato, Hady Amr, vice-assistente al Segretario di Stato per la questione israelo-palestinese.
E lo stesso segretario di stato, Blinken, ha detto oggi che Israele si sta giustamente difendendo ma ha aggiunto che ha un onere maggiore al momento di cercare la chiave per fermare le violenze.
Nelle prossime ore finisce anche il Ramadan.
Gestione dell’epidemia: cambiano i criteri, restano le debolezze
(di Massimo Alberti)
Le scelte degli ultimi mesi nella gestione della pandemia, giuste o sbagliate, sono state scelte politiche, che si sono poste obbiettivi politici in cui le indicazioni scientifiche hanno occupato via via sempre meno spazio. Anche la decisione di cambiare il sistema di monitoraggio lo è, ed ha un obbiettivo preciso, rendere irreversibili le riaperture minacciate da un possibile rialzo dell’RT dei contagi.
Il sistema “a colori” delle regioni non ha funzionato, lo abbiamo detto più volte, e non lo ha fatto perché con ritardo andava ad inseguire il virus anziché prevenirlo, mettendo in conto una quota di contagi e di morti, prolungando le restrizioni alle attività economiche. Ragionare per cambiarlo, soprattutto in una fase nuova con la diffusione via via più ampia dei vaccini è sacrosanto. Il problema è come.
Spostarlo sull’RT ospedaliero focalizza sulla pressione del sistema sanitario, ed anche questo ha una sua logica, considerando casi anche numerosi di covid di lieve sintomatologia come non problematici per la sanità pubblica. Ma ha una serie di ostacoli di fondo: il primo è perseverare nella logica di intervenire dopo, anziché prevenire, cui si somma l’altro punto strutturalmente debole dell’Italia: il tracciamento.
Sarebbe da considerare poi il peso sempre maggiore che le conseguenze da covid sono destinate ad assumere sul sistema sanitario, e che non sta riguardando solo ospedalizzati o anziani. Paesi che hanno aperto prima e più dell’Italia si sono strutturati con sistemi di sorveglianza ed intervento rapidi, per tutelare la salute e garantire che il ritorno alla normalità, senza rischiare passi indietro, sia frutto di un processo solido, e non imposto per decreto.
L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia
Oggi sono 7.852 i nuovi casi di Covid , stabile l’indice di positività al 2,5 %. 262 le vittime nelle ultime 24ore, ieri erano state 251. In calo ricoveri e terapie intensive.
Dopo il Cts anche l’Ema, l’ente europeo del farmaco, ha dato il via libera alla seconda dose di Pfizer dopo 42 giorni. Mentre sul fronte vaccini oggi Il Commissario per l’Emergenza, Francesco Figliuolo, ha dato alle regioni il via libera a partire da lunedì prossimo 17 maggio per le vaccinazioni degli over 40.