L'Ambrosiano

Milano povera, povera Milano!

La pandemia ha emesso il verdetto: il re è nudo. La Milano che correva su monorotaia dal post Expo verso le Olimpiadi era convinta che la spinta le venisse dall’essere smart e cool, da grattacieli di City Life ed ex Scali ferroviari, da happy hour e sfilate; invece carburante glielo davano decine di migliaia di invisibili: precari; dipendenti di cooperative; migranti; redditi di cittadinanza; sottoccupati; badanti; colf; cassintegrati; lavoratori in nero; rider. Che equivoco!

Oggi popolo riconosciuto sono gli indigenti (aumentati in doppia cifra) e i samaritani (spesso anziani o neolicenziati: non riescono a star con le mani in mano) che distribuiscono pacchi di cibo alle code del Pane Quotidiano, nelle San Vincenzo, nelle parrocchie di periferia, presso le associazioni di volontariato. Privato sociale, Caritas, Fondo San Giuseppe sono il polmone artificiale della città smarrita, ripiegata, assuefatta, ferita.

Il re è nudo: oltre che di beni, Milano è povera di idee, pensieri, visioni generali, sogni; povera di politica, socialità, agorà, luoghi dove far arte, drammaturgia, poesia, musica; povera d’anima; di eguaglianza, salute, prevenzione, di umanità nella medicina e nella cura sul territorio. «Dì una cosa di sinistra, di civiltà, dì una cosa, reagisci!»: molti invocano palazzo Marino; aspettano pazienti. L’opposizione non c’è; asserragliata al Pirellone, difende l’indifendibile giunta Fontana e la scellerata gestione della Sanità, dove el tacòn xe pezo del sbrego, a cominciare dai vaccini in base al Pil.

In realtà Milano è ricca: dell’ethos ambrosiano; dei suoi poveri; del blocco di sfratti e licenziamenti; dei bambini senza scuola ma pieni di giochi e fantasie; dei giovani privi di spazi ma vogliosi d’immaginazione; degli anziani prigionieri di algoritmi regionali ma saggi e sopportanti; delle donne licenziate eppure sempre equilibriste; dei preti coraggiosi che predicano il vangelo della Pasqua ora che sanno finalmente d’esser minoranza. Milano ha De Sica e Zavattini nel sangue. Le manca il Miracolo. Gli attrezzi per farlo li ha però: sono i suoi poveri che hanno fame e sete di giustizia. E l’avranno!

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    Il PAC, Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano, ospita un'ampia mostra personale dell'artista iraniana SHIRIN NESHAT vincitrice del Leone d’oro alla Biennale di Venezia del '99, del Leone d’argento per la miglior regia al Film Festival di Venezia nel 2009 e del Premium Imperiale a Tokyo mel 2017. I temi esplorati dall'artista sono quelli dell’identità', della memoria e dell’appartenenza. La lente attraverso cui Neshat interpreta la Storia e la Contemporaneità non solo del suo Paese d'origine, l'Iran, ma del mondo intero, è lo sguardo delle donne: dagli esordi nei primi anni Novanta con la serie fotografica Women of Allah, i celebri corpi femminili istoriati con calligrafie poetiche, fino a The Fury, video-installazione che anticipa il movimento “Woman, Life, Freedom”. La ricerca di Shirin Neshat però travalica il tema di genere e, partendo dal dualismo uomo-donna, indaga le tensioni tra appartenenza ed esilio, salute e disagio mentale, sogno e realtà. La mostra è visitabile dal 28 marzo all'8 giugno. Il servizio di Tiziana Ricci.

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