Stade de France, 13 novembre 2015. Alle ore 20.16 una fortissima esplosione è avvertita dai giocatori e dagli spettatori durante la partita Francia-Germania. È l’inizio degli attacchi a Parigi. Quaranta minuti di inferno: 130 morti, più di 500 feriti. Questa sera alle ore 21 lo stesso stadio ospiterà Francia-Romania, partita inaugurale di Euro 2016. Sono passati sette mesi, un’eternità per chi viene travolto ogni giorno dal fiume di brutte notizie. Una ferita ancora aperta per i sopravvissuti del Bataclan, per i parenti delle vittime, per i parigini.
In questi mesi la capitale francese è rimasta fedele al suo motto impresso sullo stemma: Fluctuat nec mergitur, perché la nave Parigi è stata sbattuta dalle onde ma non è affondata.
1- Ha dato una lezione di tolleranza a un’Europa in preda alla xenofobia e al razzismo: si è ribellata alle strumentalizzazioni politiche ripudiando alle elezioni regionali il modello lepenista; Il suo sindaco Anne Hidalgo, in sintonia con la città, ha respinto il “paternalismo” dell’esecutivo dicendo no allo stato d’emergenza permanente e alla revoca della cittadinanza per i francesi con doppia cittadinanza condannati per terrorismo.
2- Molti dei suoi cittadini continuano a scioperare e a manifestare contro la riforma del lavoro ritenuta ingiusta.
3- Dal 31 marzo scorso migliaia di “indignati” animano la “nuit debout” in Place de la République per ragionare sui fallimenti della sinistra e rifare il mondo.
L’Euro 2016 coincide con un importante movimento sociale, che nemmeno la piena della Senna è riuscita a fermare. Ma quello che preoccupa di più l’Eliseo è la sicurezza dei tifosi provenienti da tutto il mondo. Secondo gli inquirenti francesi e belgi, gli europei di calcio erano l’obiettivo principale degli autori degli attentati di Bruxelles.
Al Champ de Mars è stata allestita una “Fan zone” in grado di ospitare in tutta sicurezza fino a 92mila persone. Potranno vedere le partite su un megaschermo, ai piedi della Tour Eiffel. Albert Camus disse “non c’è un altro posto al mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio”. Se fosse così allora per Parigi sarebbe un’occasione unica per ritrovare il sorriso.