C’è una città in Lombardia che sta soffrendo come un anno fa. Brescia è l’epicentro di questa terza ondata lombarda. Il contagio si è diffuso velocemente durante il mese di febbraio, la giunta regionale guidata dal leghista Fontana è intervenuta tardi e solo con una zona arancione rafforzato. Gli ospedali sono saturi. Una situazione pesantissima che ha spinto la delegata della giunta di Brescia alla Sanità Donatella Albini a fare un accorato appello dai microfoni di Radio Popolare: “Metteteci in zona rossa come un anno fa”.
Le parole dell’assessora bresciana ci fanno fare un balzo indietro di un anno quando proprio in questi giorni un’altra zona rossa non veniva dichiarata prima dalla Regione e poi dal Governo: quella nella Valseriana e nella vicina Bergamo.
A Brescia oggi nei primi 8 giorni di marzo il Covid ha fatto 100 morti. Le terapie intensive sono sature oltre il 90%. Al pronto soccorso degli Spedali Civili domenica per alcune ore è stata sospesa l’accettazione di nuovi pazienti. Ieri, ci è stato riferito, alle 14 c’erano alcuni pazienti che erano lì dal giorno precedente. Ci sono i pazienti Covid e poi tutti gli altri. Nella giornata di venerdì 38 accessi al pronto soccorso erano di pazienti con sintomi Covid, 76 no. Tutti hanno dovuto fronteggiare un sistema ospedaliero collassato. Da una decina di giorni i pazienti che possono affrontare un trasferimento vengono portati negli ospedali vicini a quelli della provincia bresciana. Con le rianimazioni sature oltre il 90% anche i pazienti gravi saranno dirottati altrove.
È passato un anno dalla mancata chiusura della Valseriana, un mese e mezzo dalla scoperta della variante inglese nel bresciano. È inaccettabile rivedere gli stessi errori di allora, le stesse scelte sbagliate prese dalle stesse persone che guidano questa regione. Brescia chiede di essere salvata.