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Memos di ven 12/02/21
A cura di:Raffaele Liguori
Propaganda, revisionismi, abusi politici della storia. L’evento “Giorno del Ricordo” rivela col passare del tempo il suo volto più autentico: e cioè, trasformare le violenze “politiche” dei partigiani jugoslavi negli anni ‘43-’45, le foibe, in violenze “etniche”. “Non c’è stata alcuna pulizia etnica di istriani e dalmati, si è invece trattato di un esodo”, racconta a Memos Raoul Pupo, storico dell’Università di Trieste. Chi vuole forzare la verità su quelle violenze? Negli anni – sostiene a Memos lo storico Eric Gobetti - “i partiti di destra hanno cercato di far sì che questa giornata del 10 febbraio diventasse un memoriale di destra, se non vogliamo dire neo-fascista”. E per far questo gli italiani del “confine orientale” devono essere rappresentati come vittime “etniche”, gli stessi fascisti devono sembrare vittime. “Questa modalità di commemorazione – scrive lo storico Gobetti nel suo ultimo libro “E allora le foibe?”- rischia dunque di far passare i fascisti per vittime, ma anche le vittime per fascisti”. Conclusione: è in corso un tentativo di rovesciamento dei ruoli tra vittime e carnefici, di narrazione di improbabili accostamenti tra Shoah e foibe, di colonizzazione da destra della memoria di quegli anni per “trasformare – dice il professor Pupo - il Giorno del Ricordo nella memoria delle vittime del comunismo”.
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