Mario Draghi aveva un “facciario” sulla scrivania, ieri, quando incontrava le delegazioni dei partiti. Cioè dei fogli con i nomi e le fotografie delle persone che aveva di fronte e che non sempre conosceva.
Il “facciario” rivela non solo la politica ridotta ad album delle figurine ma anche una delle questioni che Draghi ha già davanti, cioè scegliere chi imbarcare nel suo governone, tra quei volti.
Sì perché – lo avrete notato – queste consultazioni si svolgono un po’ al contrario, non è il presidente del consiglio incaricato che chiede appoggio ai partiti ma sono i partiti a chiedere al presidente del consiglio incaricato di poter entrare. E anche questo la dice lunga sui rapporti di forza attuali tra economia e politica.
Ma il tempo delle scelte per Draghi non si fermerà lì, alle figurine.
Subito dopo ci saranno le decisioni politiche urgenti. Perché tutti parlano del Recovery Fund, che però non arriverà subito né tutto insieme ma a rate, spalmato negli anni.
E ci sono scelte immediate da fare, “pre Recovery”, per capirci.
Ad esempio sblocco o no dei licenziamenti a fine marzo? Proroga o no dei cosiddetti ristori, della cassa integrazione e degli altri ammortizzatori sociali che sono stati indispensabili per evitare la mattanza sociale in pandemia?
E poi ci sono le pensioni: tra pochi mesi si chiude la finestra di quota 100 e si dovrà decidere tra un ritorno secco alla temuta legge Fornero oppure se lo scalone verrà attenuato, mitigato.
Infine ci sono anche tantissime scelte non economiche. Per dirne solo una: i migranti e le politiche di accoglienza o respingimento. Proprio in questi giorni, in queste ore, migliaia di persone hanno ricominciato ad arrivare dalla Libia e dalla Tunisia, non si sa per quali questioni geopolitiche del nord Africa o per quali strategie dei trafficanti.
Un premier democristiano di tanti anni fa, Giovanni Goria, lasciando Palazzo Chigi disse che quando arrivi al governo scopri subito che le belle intenzioni di prima sono inutili, perché è la realtà a travolgerti con le sue urgenze, spesso previste ma talvolta no.
E lo abbiamo visto anche con il Conte due, che era partito con grandi intenti riformatori poi è stato l’esecutivo della pandemia, dei provvedimenti urgenti e imprevisti per provare a contenerne gli effetti.
Sulla scrivania di Draghi il catalogo delle facce verrà presto sostituito da quello dei bivi, delle decisioni politiche urgenti.
E anche noi, fuori, si dovrà smettere presto di parlare del liceo gesuita che Draghi ha frequentato, di come giocava a calcetto, della moglie Serenella, del loro bracco ungherese e di altre solenni cretinate.