La campagna di vaccinazione di chi ha più di 80 anni in Italia non inizierà prima della fine di febbraio o della prima settimana di marzo. Lo afferma il professor Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Speranza, in una intervista a Radio Popolare.
I ritardi delle case farmaceutiche nel produrre i vaccini quindi si ripercuotono in maniera importante proprio sulle persone più a rischio, gli anziani. I tempi che si allungano significano anche uno dilazione dell’obiettivo del vaccino per tutti alla fine del 2021.
Walter Ricciardi è molto preoccupato anche per le mutazioni del virus e per una azione dei governi europei insufficiente. Parlando con Radio Popolare, Ricciradi indica la sua soluzione: un nuovo lockdown vero, ossia un lockdown come quello di marzo e aprile, per tre o quattro settimane. L’intervista di Luigi Ambrosio.
Presumibilmente tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo potranno essere in qualche modo vaccinati gli over 80, dopo le vaccinazioni al personale sanitario e al personale e agli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali che in questo momento sono in prima battuta quelli che devono essere vaccinati.
Quindi possiamo dire tra la fine di febbraio e la prima settimana di marzo?
Sì, questa è la nuova scadenza.
Per gli altri potrebbe esserci bisogno di un mese in più?
Sì, diciamo che quello che succederà è che da dopo febbraio ci sarà un recupero nelle consegne dei vaccini e quindi si potrà riprendere la programmazione così com’era originariamente prevista.
Basterà la zona arancione?
No, non basterà la zona arancione. Queste zone bastano per cercare di tenere l’epidemia in una situazione stabile, ma non di diminuzione. Se noi insistiamo con questo atteggiamento di dilazione e di esitazione e, soprattutto, se anche facendo un lockdown non siamo pronti a testare e tracciare sarà un lungo stillicidio di mesi sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista economico e psicologico. È un’evidenza scientifica chiara, mi spiace che i governi – e la grande maggioranza dei governi europei – non lo capiscano.
Compreso quello italiano.
Tutti. Poi alla fine sono costretti a fare un lockdown. Sono tutti i governi che non capiscono un’evidenza scientifica. La variante più preoccupante in questo momento in Europa è quella inglese. È presente, ma non sappiamo quanto e dove. Quello che succederà è che probabilmente pian piano prenderà il posto di quella attuale. Non è una questione di giorni, ma è una questione di settimane o mesi.
Secondo lei ci vorrebbe un altro lockdown come quello di marzo?
Sì, ci vorrebbe un lockdown vero di 3-4 settimane per riportare la circolazione al di sotto delle soglie di tracciamento e poi riprendere a tracciare. Soltanto così gli altri 12-15 Paesi al Mondo hanno riconquistato una normalità che altrimenti per noi sarà sempre più lontana.
Foto di Claudia Reali