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Tratto dal podcast
Chassis di dom 13/12/20
Chassis | 2020-12-13
Sydney Sibilia, regista della nuova produzione di Netflix “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”, racconta a Radio Popolare cosa l’ha spinto a raccontare al cinema una storia così surreale.
L’intervista di Barbara Sorrentini a Chassis.
Quella dell’Isola delle Rose è una storia veramente interessante, di fine anni ‘60, nata proprio dall’incontro con il suo protagonista, interpretato da Elio Germano.
Questa storia l’ho trovata proprio per caso, su Wikipedia. Ci sono quelle storie strane che uno cerca quando è in cerca di storie. Gli autori a volte passano il tempo col bastoncino del rabdomante a cercare se c’è roba da raccontare. Io non mi ero mai cimentato con una storia vera e invece ho scoperto che mi piace un sacco. Questa storia all’inizio era solo una foto di questa piattaforma in mezzo al mare, e da là ho cominciato ad indagare e ho scoperto che è una storia pazzesca, incredibile, di quelle che ti dici “ma ti pare che non fanno un film su questa cosa?” e poi scopri che non ce l’hanno mai fatta, e tu fai i film, e a sto punto ce lo faccio io. Però prima di convincersi a dedicargli vari anni della propria vita bisogna capire bene quanto te la senti di raccontare questa storia e che aspetto di una storia ti senti di raccontare. La vita reale è piena di contenuti di storia lunghissime, e Netflix mi ha detto di fare tutto in due ore. Sono poi andato a incontrare Giorgio Rosa a casa sua a Bologna, un uomo che ho cercato di raccontare a mio modo. Abbiamo parlato poi con Elio Germano, per raccontargli Giorgio e per intepretarlo. Penso che lui ci sia riuscito appieno, nonostante non lo abbia conosciuto. A volte quando giravamo pensavo “secondo me Giorgio Rosa era proprio così”.
Giorgio Rosa si è ritrovato in quella interpretazione?
Purtroppo intanto è morto. L’ho incontrato che aveva già 92/93 anni. Ma il figlio mi diceva di sì, abbastanza.
Tu hai ritrovato questa piattaforma che si vede nella locandina del film ed è vero, è molto suggestiva. Esattamente cos’era diventato quel posto lì, nato un po’ per caso?
Di fatto non hanno avuto il tempo di farci nulla. Non era un posto di trasgressione dove puoi fare quello che vuoi. Tu crei un mondo libero ma poi che ci fai? Non saprei. Proviamo a metterci un baretto. È quello che vedete nel film, neanche tanto fornito perché c’era tutto un aspetto logistico per portarci le cose. Era un posto non particolarmente divertente, nonostante fosse un’epoca in cui ci si divertiva con meno. Però questo ha fatto un po’ incazzare tutti, perché non è quello che fai che spaventa, ma quello che potresti fare. Nel film faccio vedere questo aspetto. In realtà la storia vera era molto più surreale di quella che ho raccontato io, che cerco di mantenermi. Loro hanno cominciato a dire che c’erano dei missili nucleari russi sotto l’isola, una cosa senza senso. Il Vaticano diceva che era un luogo di perdizione ma in realtà il 90% delle persone manco ci dormivano.
Dove avete girato “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”?
Siamo stati in vari posti. L’isola è stata girata a Malta, dove hanno degli studi con questa “infinity pool”, una piscina gigantesca navigabile. Poi a Roma abbiamo girato tutta la parte politica, a Rimini, a Bologna e in Val d’Aosta per la parte di Strasburgo.
Il cast è meraviglioso, da Elio Germano e Matilda de Angelis fino ai due politici, interpretati da Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti, che fanno dei personaggi che probabilmente non hanno mai fatto in vita loro.
Elio è stato il primo, e ancora non avevo neanche cominciato a scrivere la sceneggiatura. L’ho chiamato e ho cercato di coinvolgerlo a raccontare la storia. Matilda è bravissima, e mi serviva perché è il motore di tutto, è su di lei che tutta la vicenda ruota. C’è Tom Wlaschiha, un attore tedesco straordinario che recitava in italiano a quella velocità, una roba da dargli la medaglia al valore cinematografico. È difficilissimo recitare in una lingua che non è la tua con i tempi della commedia, che non tutti gli attori italiani hanno. C’è anche François Cluzet tra gli stranieri, che sembrava un ragazzino sul set, ma almeno lui recitava nella sua lingua quindi era avvantaggiato. Poi tutta la parte politica con Bentivoglio e Zingaretti, che dovevano essere due politici della Prima Repubblica, due padri costituenti. Era la sfida più ardua, rendere divertente questa parte della storia, ma era la storia stessa che era divertente: immaginavo i politici alle prese con questo sassolino nella scarpa, in un mare di problemi che poteva avere un politico nel ‘68. Mentre il ‘68 è condiviso con l’Europa, l’Isola delle Rose ce l’avevamo solo noi. La parte politica è stata la più divertente da girare perché non c’erano i problemi che avevamo cinematografici che c’erano sull’isola, come un’esplosione o una cosa impossibile di fare.
Hai smesso con “Smetto Quando Voglio”, o la dipendenza non finisce?
Ho smesso, ne sto uscendo. Vediamo se resisto.