Fontana è l’ariete di Salvini. Lo è dall’inizio della pandemia.
Addirittura a un certo punto, ad aprile, il capo leghista aveva pure preso un ufficio nella sede della Regione Lombardia. Poi ha visto la malparata e ha lasciato perdere. Ma non ha smesso di mandare avanti il presidente lombardo per cercare di creare difficoltà al governo, come se non bastassero le lotte interne, anche durissime, nella maggioranza a Roma.
Fontana insiste per allentare le misure, prima voleva i negozi e le piste da sci aperti, ora vuole libertà di circolazione a Natale. Si tratta di azione politica contro il governo, si tratta di difesa di interessi economici. Si tratta di impermeabilità all’autocritica.
Nonostante i numeri, gli errori macroscopici, le carenze di un sistema che ha visto lo smantellamento progressivo della sanità territoriale; nonostante le gaffe, le critiche, le inchieste, ultima quella del New York Times che ha reso noti in tutto il Mondo gli errori del governo locale e di quello nazionale, nonostante i 22mila morti su 10 milioni di abitanti, record planetario, la impermeabilità leghista è totale. Non se ne troverà mai uno disposto all’autocritica.
Si troveranno invece difese strenue del sistema, reazioni anche violente come se ne sono viste in Parlamento, e dichiarazioni come quella di Giancarlo Giorgetti di qualche giorno fa, che ha definito il Mes, i soldi europei per la sanità, una misura “da vecchia Europa“. Giorgetti che pensa che la “nuova Europa” sia quella di Orban. Giorgetti che disse a un meeting di Comunione e Liberazione che dal medico di base non andava più nessuno e che era un mondo finito. Si è visto, cos’è successo dopo