Davanti alle proteste e al rischio sempre più concreto di creare una frattura insanabile nei ranghi della maggioranza, il governo francese ha deciso che l’articolo 24 della controversa legge sulla sicurezza globale, quello che prevede di punire chi dovesse diffondere delle immagini lesive della salute psicofisica di un agente, dovrà essere completamente riscritto dai deputati. Non stralciato, come chiedono le opposizioni, ma nemmeno rielaborato da una commissione indipendente, come aveva proposto il primo ministro scatenando la rabbia del presidente dell’assemblea nazionale che, pur appartenendo anche lui alla maggioranza presidenziale, ricordava che il potere legislativo spetta al parlamento.
Un dibattito interno che è scoppiato proprio mentre mezzo milione di persone scendeva in strada per manifestare contro la proposta di legge, sabato erano più di cento mila nella sola Parigi, e l’opinione pubblica era ancora sotto shock per le immagini del pestaggio di un produttore musicale nero da parte di tre poliziotti. La situazione era così tesa che il presidente è corso ai ripari, organizzando una serie di vertici all’Eliseo tra domenica e lunedì che ha portato a questa mezza marcia indietro: un tentativo di salvare la faccia senza discreditare ufficialmente il lavoro del ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, autore dell’articolo più controverso.
Anche se la vicenda di Michel Zecler non è l’unica che ha per protagonisti dei poliziotti violenti ad essere arrivata alla ribalta delle cronache nelle ultime settimane, è quella che è riuscita a scuotere profondamente i piani alti. I suoi aggressori sono stati sospesi, poi trattenuti in custodia cautelare e incriminati nel giro di poche ore. Due di loro rimarranno in detenzione provvisoria per evitare che facciano pressione sui testimoni o inquinino le prove, una misura rarissima in casi che coinvolgono degli agenti, con il capo della polizia che ha ammesso di essere scandalizzato e ha parlato di comportamenti da delinquenti.
La diffusione del video ha costretto persino il presidente Macron, che fin qui sosteneva le posizioni securitarie del suo ministro dell’Interno, a scrivere che “sono immagini inaccettabili” che “fanno vergognare” la Francia. Il timore di Macron, oltre a quello che si apra una crisi politica, è che le manifestazioni contro la legge sulla sicurezza globale diventino degli appuntamenti fissi, come era successo con i gilets gialli, riuscendo a federare ampi settori della società civile a un anno e mezzo dalle elezioni presidenziali.
L’annuncio della riscrittura dell’articolo 24, però, potrebbe non bastare a calmare le acque. Intanto perché non è chiaro come i deputati della maggioranza pensano di procedere, visto che l’articolo è stato approvato in prima lettura dalla camera ed è già stato trasmesso al senato. Ma soprattutto perché non è l’unico aspetto discutibile del progetto di legge, che prevede ad esempio l’uso di droni senza autorizzazioni precise o che permette agli agenti fuori servizio di tenere la loro arma, e perché le voci che chiedono delle misure concrete contro la violenza delle forze dell’ordine sono tornate a farsi sentire con una nuova intensità.