Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza di genere, moltiplicata dalla pandemia, con le donne costrette a vivere con i loro aguzzini. Tante le iniziative di denuncia e sensibilizzazione e tra queste c’è anche il progetto delle scarpette rosse: una via crucis in più quartieri di Milano.
Un lunga fila di scarpe da donna rosse, diventate in questi anni – insieme alle panchine rosse – il simbolo della lotta alla violenza di genere, appese alle grate dei cavalcavia, ai lampioni, in parchi e sui muri dei quartieri Ortica, Rubattino e Palmanova a Milano.
Una via crucis in sei tappe e 76 storie di donne ammazzate dall’inizio della pandemia divise per le armi usate da mariti fidanzati, spesso ex: coltelli martelli calci e pugni sacchetti di plastica, fuoco. E alla fine del percorso, una settima tappa di speranza quella di chi ha avuto la forza di denunciare e sottrarsi e ha trovato ascolto a aiuto.
È il progetto di Ortica Memoria, a cui hanno partecipato più di 200 donne e uomini, insieme a chi in questi quartieri prova a invertire la narrazione della violenza gli sportelli d’ascolto dell’associazione Oikia, proprio di fianco alla balera dell’Ortica, e al centro antiviolenza Mai Da Sole, ospite del Centro Ambrosiano di Solidarietà.
Stamattina sul cavalcavia Buccari, tra la curiosità degli automobilisti, erano una ventina a montare pannelli e appendere scarpe per la prima delle installazioni che da domani animeranno i quartieri. Insieme alle persone del quartiere c’erano le associazioni che sostengono il progetto scarpette rosse nato dall’artista messicana Elina Chauvet e diffusosi in tutto il mondo: i sindacati, l’Anpi, le Acli, il Municipio 3 e il suo centro Milano donna.
La richiesta comune a tutti è la più ovvia delle necessità: finanziare i centri antiviolenza e gli sportelli d’ascolto, fare rete sul territorio e nelle scuole per moltiplicare in ogni quartiere la possibilità di portare alla luce la violenza che c’è nelle case attorno a noi. Perché come raccontano le operatrici solo costruendo relazioni, ascolto e sostegno concreto tuti i giorni, possiamo assumerci tutti la responsabilità di un crimine a cui altrimenti partecipiamo in silenzio.
Il progetto delle scarpette rosse: le voci delle operatrici
Elena Tagliabue, del Centro Antiviolenza “Mai da sole” presso la Cascina Biblioteca nel Parco Lambro:
Adriana De Benedictis, sportello ascolto dell’Associazione Oikìa sul territorio: