Il ministro Franceschini, appena lo ha saputo, ha fatto cancellare la pagina sul sito del Ministero dei Beni Culturali. Nel frattempo, però, quelle parole erano circolate. Il Ministero per i Beni Culturali ha acquisito l’archivio e la biblioteca di Pino Rauti.
Pino Rauti fu un fascista dell’ala più radicale, fondatore di Ordine Nuovo, dalle cui fila emersero rappresentanti del terrorismo nero negli anni ’70. Ordine Nuovo fu coinvolto nelle stragi di Piazza Fontana a Milano e di Piazza della Loggia a Brescia.
Sul sito del Ministero, Direzione Generale Biblioteche e diritto d’autore, Rauti veniva presentato con toni celebrativi: “La BNCR ha riordinato, inventariato, catalogato e reso disponibile alla fruizione pubblica l’archivio e la biblioteca personale di Pino Rauti, uno dei personaggi chiave della Storia della Destra in Italia: organizzatore, pensatore, studioso, giornalista, deputato dal 1972 al 1992. Tanto attivo e creativo, quanto riflessivo e critico“.
Il sito del MiBACT teneva precisare che Pino Rauti fu prosciolto nei procedimenti per le stragi di Piazza Fontana, di Brescia e altre imputazioni.
“Alla Biblioteca Nazionale centrale di Roma sono stati presentati l’archivio e la biblioteca personale dello Statista, inventariati e resi disponibili, dopo esser stati donati allo Stato dalle figlie – Isabella e Alessandra: Era un suo progetto, ed oggi è una realtà” scriveva il Mibact. Pino Rauti, “Tanto attivo e creativo, quanto riflessivo e critico“. Statista. Con la S maiuscola.
Franceschini viene descritto in queste ore come molto arrabbiato. Avrebbe scritto ai funzionari: “Una cosa è l’archivio, un’altra le note di esaltazione”. Una indagine interna al MiBACT dovrebbe chiarire se chi ha scritto quelle parole lo abbia fatto per apologia del fascismo o per colpevole sciatteria.