Abbiamo un commissario straordinario per la distribuzione del vaccino contro il COVID-19, ma non abbiamo ancora un piano per farlo. Rischiamo quindi di essere già in ritardo. Domenico Arcuri si è già dimostrato un manager incline a mancare di tempismo, dalle consegne a singhiozzo delle mascherine al ritardo di Immuni, ai banchi con le rotelle, molti dei quali non sono ancora arrivati nelle scuole italiane.
Le prime dosi del vaccino prodotto da Pfizer e Biontech dovrebbero essere distribuite a gennaio. La Commissione Europea ha firmato il contratto per 200 milioni di dosi, 40 milioni dei quali arriveranno in Italia, una prima tranche sarà di circa 4 milioni. Non sarà facile distribuirlo perché questo vaccino deve essere conservato e trasportato a temperature più che glaciali, 80 gradi sotto zero.
L’Italia deve quindi preparare una struttura logistica che permetta di farlo. Impresa non facile attrezzare magazzini e mezzi di trasporto che lo consentano. Da quello che risulta, in un mese, non si è ancora venuti a capo della questione. Ci sono state riunioni a livello ministeriale, però all’insegna della flemma.
È stata formata una cabina di regia, ma si è proceduto in modo fumoso. Insomma, l’approccio burocratico e forse l’incertezza sui tempi dell’arrivo del vaccino hanno rallentato l’iter decisionale. Morale: non esiste ancora il piano di distribuzione e non esisterebbe neppure l’indicazione politica su quali fasce sociali dovrebbero beneficiare per prime del vaccino. Si parla degli operatori sanitari, ma non c’è la certezza.
É a questo punto che Conte e Speranza convocano Arcuri e gli affidano l’incarico. Dovrà colmare il gap, studiare ora il piano per la distribuzione e attuarlo nel minor tempo possibile. Non potranno esserci ritardi anche su questo fronte.