A sorpresa, a rompere la convinzione di Conte che, finché esiste l’emergenza Covid, il suo posto è sicuro, arrivano le parole del capogruppo del PD al Senato Marcucci, che rivolgendosi a Conte che aveva appena finito di parlare, gli chiede di valutare se i singoli ministri sono adeguati all’emergenza e di promuovere una verifica della maggioranza. In sostanza un rimpasto di governo nel pieno della seconda ondata della pandemia e la ministra al centro della critica di Marcucci, ma non di lui solo, è quella della scuola, Azzolina dei Cinque Stelle.
Se Di Maio ha fatto finta di niente, nei Cinque Stelle c’è un problema di leadership, non si sa bene chi comanda, l’attacco di Marcucci è stato un fulmine a ciel sereno dentro al Pd, e per Conte. Zingaretti lo ha subito corretto dicendo che il governo in questo momento non si tocca, si sottolineano le origini renziane di Marcucci, ma il fatto è che ad essere convinti della necessità di qualche cambiamento non è solo il capogruppo, anche altri lo sono.
Da settimane c’è la richiesta di un maggior coinvolgimento dei partiti, non più l’uomo solo al comando, soprattutto in questa seconda fase in cui Conte sembra in affanno, incapace di fermare la paura delle persone, la protesta nelle piazze, le preoccupazioni per l’economia.
E così mentre si ipotizza un lockdown più forte, c’è chi nella maggioranza lascia intendere che “o si va verso il Conte tre”, quindi con ministri che se ne vanno e altri che arrivano, per ora i Cinque Stelle non sembrano mettere sotto accusa la responsabile ai trasporti, “oppure arriva Draghi”, che per Conte è il vero timore e alcuni sottolineano il fatto che Draghi ha rifiutato la presidenza di Goldman Sachs per tenersi pronto per un governo di unità nazionale se la pandemia non dovesse fermarsi.