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Tratto dal podcast
Prisma di gio 29/10/20
Coronavirus | 2020-10-29
Marco Garzonio, presidente della Fondazione Culturale Ambrosianeum, critica ai microfoni di Radio Popolare l’intenzione del sindaco di Milano Beppe Sala e del Presidente della Lombardia Attilio Fontana di prendersi del tempo, dai 10 ai 15 giorni, per valutare il lockdown a Milano, l’attuale epicentro dell’epidemia di COVID-19 in Italia.
L’intervista di Lorenza Ghidini e Roberto Maggioni a Prisma.
Quali sono le questioni sul tavolo del sindaco Sala e del Presidente Fontana?
Le cose sono due. Il Presidente e il Sindaco stanno facendo i conti con quello che non hanno fatto quest’estate. Il problema è che oggi ci troviamo a gestire una situazione che non è stata assolutamente affrontata. Al di là dei dati statistici ci sono dei dati emotivi collettivi che rendono in questo momento Milano e la Lombardia, e in parte anche il Paese, piuttosto ingovernabili dal punto di vista dei provvedimenti da prendere. La gente è letteralmente sconcertata e quindi anche questa polemica tra Sala e Fontana da una parte e il governo dall’altra non fa assolutamente bene e di fatto rende quello che succede a Milano in questo momento quanto di più disperante per un sacco di persone. Noi stiamo vivendo su due livelli: da una parte andiamo avanti lavorando e cercando di sopravvivere e dall’altra parte non sappiamo bene a cosa riferirci. Accendi la televisione ed è una gara dei narcisismi dei vari esperti o sedicenti tali. Si cambia possibilmente canale, ci si guarda in giro e c’è uno smarrimento collettivo. In questo momento è necessario dire alcune parole alla città, parole in cui la gente si ritrovi e che non siano parole banali come “andrà tutto bene” o “Milano non si ferma”. La mia impressione è che ci stiamo spappolando. Il virus sta facendo i suoi effetti sul contagio e sul fisico delle persone che sono colpite, ma sta avendo effetti devastanti anche sulla nostra psiche collettiva.
E la politica non è in sintonia con questa situazione.
Assolutamente. La mia impressione è che la politica abbia perso tutte le occasioni per affrontare la medicina di base e i trasporti. Abbiamo visto l’altra sera in televisione tutti i pullman e gli scuolabus fermi perché hanno ridotto la presenza a scuola. Se l’ATM non era in grado di avere mezzi sufficienti, se il governo ha tardato ad indire la gara per i nuovi mezzi di trasporto, ma degli accordi con delle aziende di pubblico trasporto affinché affiancassero i mezzi dell’ATM? Sono tutte queste cose in cui mi aspetto che i miei amministratori locali mi dicano qualcosa, non che facciano delle polemiche col governo centrale e che aspettino 15 giorni per vedere gli effetti delle restrizioni.
È la credibilità che va scemando nei riferimenti collettivi delle persone. Le decisioni vanno prese e bisogna trovare il modo non di fare le conferenze stampa a mezzanotte, ma di dire 2-3 parole semplici e chiare in cui la gente si possa ritrovare e in cui ci sia quella condivisione che in questo momento serve.
10-15 giorni sono troppi per decidere un lockdown per Milano?
Sì, secondo me sì. Io sono veramente colpito dal nuovo sottofondo audio di Milano, le sirene delle ambulanze. Io neanche nel periodo del lockdown lo ricordo.
(Potete ascoltare l’intervista a partire dal minuto 34)
Foto di Claudia Reali