All’indomani del confronto su SkyTg24 tra i candidati sindaco di Milano Beppe Sala, Stefano Parisi e Gianluca Corrado, il sondaggista Alessandro Amadori (Istituto Piepoli) e il politologo Paolo Natale (Università degli Studi di Milano) ci raccontano cosa si aspettano per questi ultimi giorni di campagna elettorale. Con una certezza: ormai la partita è già rinviata al ballottaggio. E un dato di fatto: lo scarso entusiasmo che caratterizza questa tornata elettorale (soprattutto se paragonata a quella che portò a Palazzo Marino Giuliano Pisapia).
Questo prefigura un alto astensionismo?
Paolo Natale: L’ultima volta aveva votato circa il 68 per cento degli aventi diritti, stavolta mi aspetto una partecipazione intorno al 60 per cento. Forse sta passando l’idea che Milano si gestisce da sola, nonostante il sindaco, che ci voglia un sindaco onesto che faccia un minimo di programmazione ma che poi Milano si possa regolare da sola. E del resto i due candidati principali, Beppe Sala e Stefano Parisi, hanno proprio il profilo del “bravo gestore” della città.
Quanto conta l’ultima settimana di campagna elettorale e su cosa punteranno i candidati?
Alessandro Amadori: L’elettorato si divide in tre settori: i “non votanti cronici”, che sono il 20 per cento, i “votanti comunque” che sono il 40 per cento e gli “intermittenti” che sono il 40 per cento. Penso anch’io che la battaglia si svolgerà al ballottaggio, quindi le strategie si faranno per i “tempi supplementari”, e credo che entrambi i candidati cercheranno di agire sugli “intermittenti”, non tanto facendo leva su singoli temi quanto cercando di consolidare il loro profilo di “bravo amministratore”. Per ottenere un voto sulla fiducia più che sulle singole idee del programma. Questi “elettori intermittenti” potranno decidere chi vincerà.
Ascolta l’intervista integrale ad Alessandro Amadori e Paolo Natale di Gianmarco Bachi e Lorenza Ghidini