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Tratto dal podcast
Prisma di gio 22/10/20
Coronavirus | 2020-10-22
Se il sistema di tracciamento a Milano “fosse stato sufficiente, nel momento di minima incidenza l’epidemia si sarebbe fermata. Ma non si è fermata. E non si è fermata a Milano come non si è fermata a Londra o da altre parti“. Questa mattina nella trasmissione Prisma il direttore sanitario dell’Ats Milano ha replicato al comune di Milano che con il sindaco Sala e la vicesindaca Scavuzzo ha chiesto ad Ats di fare di più.
“Io penso che Ats debba fare di più oggi perché in tanti mi state segnalando che c’è da aspettare troppo tempo dal momento in cui c’è una segnalazione, per il tampone” ha detto il sindaco di Milano Sala nel consueto video social del giorno. “Mi stanno arrivando molti messaggi sulle scuole, come quello di una mamma Sara, che scrive: ‘è evidente dalle chat di classe che il problema è il sistema Ats per i tamponi, classi e famiglie messe in quarantena che non ricevono comunicazioni, abbandono totale“. Alla trasmissione Prisma anche la vicesindaca Anna Scavuzzo ha detto che “se l’unica risposta è il lockdown c’è qualcosa che non abbiamo imparato nella gestione dell’epidemia“.
Secondo il direttore sanitario di ATS Vittorio Demicheli “la Francia ha il doppio dei tamponi che facciamo noi eppure è nella situazione che vedete anche voi. Non riesco a capire perché noi dobbiamo flagellarci all’idea che a Milano non siamo stati capaci di fermare una cosa che non ha fermato nessuno“.
L’intervista di Lorenza Ghidini e Roberto Maggioni.
In che situazione siamo in questo momento a Milano?
Le previsioni sono confermate, ma la prima cosa da ricordare a tutti è che questa volta non è un problema solo milanese. Quando è partita l’epidemia, è partita la Lombardia. Ci siamo fermati e si è fermata. Abbiamo ripreso le attività e il contagio si è diffuso in tutto il Paese. Durante il momento di minima dell’epidemia, quest’estate, le attività di prevenzione erano al massimo della loro potenza. Io ricordo che durante il mese di agosto abbiamo tamponato centinaia di migliaia di viaggiatori in Italia, quasi 100mila a Milano. L’attività di prevenzione è stata espletata al massimo delle sue potenzialità, ma le attività che sono riprese evidentemente sono state più importanti di questo tentativo di contenimento. Siamo tornati ad una fase in cui il contenimento sanitario è insufficiente rispetto alla restrizione sociale. Purtroppo questo virus si comporta così, lo stiamo imparando a conoscere poco per volta.
Perché il contenimento sanitario è insufficiente?
Perché si arriva ad un momento in cui bisognerebbe avere un esercito di persone per correre dietro a tutti i contatti, ma una delle cose che abbiamo visto anche in quest’ultima stagione è che questa eccessiva fiducia nel tampone provoca dei paradossi: le persone si fanno il tampone e continuano a uscire in attesa dell’esito del tampone. Le persone, paradossalmente, si contaminano facendo la coda per avere un tampone. Questo virus non si trasmette se le persone si muovono di meno e se rispettano la distanza fisica tra di loro. Abbiamo capito che questa epidemia è incompatibile con una ripresa completa dell’attività sociale: una ripresa in sicurezza evidentemente non è possibile, bisogna tagliare. Se siamo veloci tagliamo le cose superflue, se aspettiamo tagliamo di nuovo tutto.
Lei dice che ci vorrebbe un esercito per star dietro al tracciamento necessario. Ne avete poche di persone che fanno questo lavoro qui…
Abbiamo 200 persone. Io vorrei che faceste questa domanda ad un mio collega di Roma o Bari o Firenze e capire se hanno più persone di noi. Quando siamo partiti non avevamo neanche 50 persone.
Bisognerà trovare il modo di potenziarle senza arrivare all’esercito.
Basta prendere un qualunque manuale di controllo delle infezioni per leggere che il contenimento si può fare solo finché le epidemie sono piccole. Quando diventano grandi non si riesce più. Purtroppo, nonostante un contenimento ben fatto, a Milano abbiamo gestito quasi 80mila quarantenne. La scuola è stato il settore più seguito nei primi giorni e un caso generava oltre venti contatti, tutti in quarantena. Nonostante questo l’epidemia è partita. Questa è l’evidenza che non si riesce a contenere quando diventa troppo grosso. Purtroppo è così, l’uomo non riesce a dominare tutti i fenomeni naturali. Questo è un fenomeno che più di tanto non si domina col contenimento.
Quindi il sistema di tracciamento con i tamponi a Milano non era sufficiente per contenere questa epidemia?
Io sono convinto che se fosse stato sufficiente, nel momento di minima incidenza l’epidemia di sarebbe fermata. Ma non si è fermata. E non si è fermata a Milano come non si è fermata a Londra o da altre parti. La Francia ha il doppio dei tamponi che facciamo noi eppure è nella situazione che vedete anche voi. Non riesco a capire perché noi dobbiamo flagellarci all’idea che a Milano non siamo stati capaci di fermare una cosa che non ha fermato nessuno.
E allora cosa ce ne facciamo di un coprifuoco che inizia alle 23 quando ormai sono praticamente già tutti a casa?
Questa è una cosa che bisogna vedere. Empiricamente dico che mi accontento del fatto che la percezione che non si poteva più contenere e che bisognava mitigare è passata. È passata nei nostri decisori e sta passando a livello nazionale. Vediamo queste misure. Ci sono delle tecnologie che ci consentono di capire se i milanesi si muovono di meno. Vediamo a partire da stasera se i movimenti sociali a Milano si riducono. Se si riducono troppo poco direi che questo intervento non è sufficiente.
In quel caso proporrete delle misure ad hoc per Milano e provincia?
Sì. Io faccio il sanitario pubblico e quando mi accorgo che non riesco più a contenere lancio il messaggio che bisogna mitigare. Quanto militare e dove intervenire lo decideranno le persone che s’intendono di trasporti e di commercio. Ci penseranno loro a capire quali sono gli orari più giusti. È necessario che ognuno di noi in questa fase faccia bene quello che sa fare. Io non so scegliere l’orario giusto dei negozi.
(Potete ascoltare l’intervista a partire dal minuto 18)