- Play
-
Tratto dal podcast
Prisma di lun 19/10/20
Coronavirus | 2020-10-19
Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, già molto critico di fonte alla stretta sulla scuola decisa dal Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, commenta a Radio Popolare il nuovo DPCM firmato ieri sera dal Presidente del Consiglio Conte e la decisione di lasciare agli amministratori locali le responsabilità di stabilire eventuali coprifuoco o lockdown.
L’intervista di Lorenza Ghidini e Roberto Maggioni a Prisma.
Il Presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) Antonio Decaro ha definito il nuovo DPCM come uno scaricabarile nei confronti dei sindaci su eventuali coprifuoco. Anche lei la pensa così?
Per ragioni di privacy e di coesione istituzionale non vi dico cosa ci siamo detti e scritti noi sindaci questa notte sulla nostra chat… All’inizio c’è stata molta rabbia. Ascoltare il nostro Presidente del Consiglio iniziare una conferenza stampa in quel modo, e volendo credere che non sia un fatto politico per scaricare il barile – perché conosco la sensibilità istituzionale del presidente – dalla rabbia viene lo sconforto. Dopo nove mesi la ricetta del governo è scaricare la responsabilità sul territorio, e su chi non potrà mai prendere quelle decisioni perchè non abbiamo fondi a sufficienza per pagare gli straordinari alla polizia municipale. Se uno si vuole assumere responsabilità, come è stato fatto in Francia, e si apre un dibattito su questo coprifuoco lo deve fare il governo, che in Italia, come tutti sanno, ha la direzione delle forze di polizia tra il Ministero dell’Interno, il Capo della Polizia e i Prefetti. I sindaci partecipano alle decisioni, collaborano e danno delle indicazioni. Se dopo 9 mesi non soltanto ci avete lasciato senza soldi per pagare i nuovi autobus, non ci mettete in condizione di avere una rete sanitaria pubblica migliore che impedisce questi risultati e indichi il dito per distrarre l’attenzione su quello che non è stato fatto in questi mesi, devo dire che stamattina ci siamo alzati molto provati sul piano psicologico.
Chi meglio dei sindaci conosce quali sono le zone a rischio di una città e può quindi intervenire con ordinanze mirate?
Il sindaco può proporre, ma come si può pensare che il sindaco dispone a ‘mo di coprifuoco la chiusura di una piazza, una zona o un’area? Il sindaco non dispone della direzione delle forze di polizia come negli Stati Uniti. Un sindaco non potrà mai rendere effettivo quel provvedimento. Siamo di fronte ad una dichiarazione-manifesto che non ha nessuna efficacia se non quella di scaricare su chi sta in prima linea, senza risorse economiche e senza personale, ad arginare anche un’epidemia sociale, economica e lavorativa evidente, oltre che un contagio criminale.
Neanche con la collaborazione dei Prefetti?
Certo, quello è chiaro. È chiaro che ci siamo avviando verso misure più restrittive, è un’immagine già vista, ma il tema è molto politico. Con la chiusura dei locali a mezzanotte e quello che si sta mettendo in campo, con l’allarmismo e un quadro dei contagi che aumenta, il tema della movida secondo me non è prioritario in questo momento.
Secondo lei il Presidente della Campania Vincenzo De Luca esagera nella sua preoccupazione?
La sua preoccupazione è assolutamente fondata, ma anche qui si indica il dito e si nasconde la Luna. Il Presidente della Regione dovrebbe non solo dire, ma raccontare e documentare, ciò che da marzo fino ad oggi si è fatto nella nostra Regione e nella nostra città: per evitare che la mia dichiarazione possa apparire generica o di polemica politica, io indico qualche dato, così si dimostrerà che non solo questa scelta è la peggiore che si potesse prendere, ma anche che io sono molto più preoccupato di lui. Fino a 20 giorni, prima delle elezioni, il Presidente De Luca diceva che la situazione era sotto controllo, quando invece avevamo già un trend di dati che aumentava. Il contagio in questo momento è fuori controllo, nel senso che non c’è la rete territoriale di sanità pubblica – dai distretti ai medici di medicina generale organizzati alle assistenze domiciliari che non sono partite – per tenere sotto controllo i focolai. I tamponi si fanno dopo giorni, gli esiti arrivano dopo giorni, i tamponi sono ancora pochi rispetto ai contagi e non vi dico dei contatti diretti, che non vengono proprio ricercati. Se non c’è un’unità di assistenza domiciliare tutti capiscono che la persona a casa, da sola, inizia a premere sulle strutture ospedaliere che sono già al collasso. In questi otto mesi non sono state quasi aumentate per nulla le terapie intensive e le terapie subintensive. Pensate che la Regione Campania, che ha 6 milioni e mezzo di abitanti, ha poco più di 100 terapie intensive dedicate al COVID.
Di fronte a questo è chiaro che il Presidente, finite le elezioni, invece di dar conto di quello che non è stato fatto e recuperare il tempo perduto, ha chiuso le scuole. Le scuole non soltanto sono il luogo primario di una democrazia del Paese, ma sono anche il luogo più sicuro per come sono state organizzate, seppur tra mille difficoltà: ad oggi sono il luogo in cui incredibilmente c’è il controllo maggiore del COVID, ma anche il luogo che svolge una funzione pedagogico-educazionale per i nostri ragazzi sui comportamenti da tenere all’esterno.
Il Presidente De Luca, qualche tempo fa e sempre nascondendo questi dati, ha fatto passare un’immagine che ha profondamente danneggiato anche la Campania, come se a Napoli e in Campania ci fosse la stessa situazione che drammaticamente ha vissuto la Lombardia in termini di morti. È scattata, anche nella popolazione, l’idea che fossimo davanti a quei numeri. E di fronte ai provvedimenti che ha preso c’è stato un tracollo totale ed economico incredibile in queste settimane. Il problema di Napoli adesso non è la movida, il problema è che stanno chiudendo tutti gli esercizi commerciali proprio perché la gente ha paura e vede che non ci sono più posti letto.
(Potete ascoltare l’intervista a partire dal minuto 32)
Foto dalla pagina Facebook di Luigi De Magistris