Salvini adesso cita Piero Gobetti.
“Vogliamo fare la rivoluzione liberale” ha detto Salvini riprendendo il titolo dell’opera più famosa dell’intellettuale che fu ammazzato a bastonate dai fascisti. Un bel salto per uno che coi fascisti ha flirtrato per anni.
Ma adesso il vento sta cambiando. Il sovranismo è in difficoltà. E Salvini cerca il modo di ricollocarsi. Ha perfino assunto Marcello Pera come consulente. L’obiettivo è poco ideologico e molto prosaico. I referenti della Lega sono in crisi: gli imprenditori, soprattutto quelli del nord, gli amministratori locali a cominciare dal presidente del Veneto Luca Zaia, dirigenti come Giancarlo Giorgetti che è sempre stato solidamente parte dell’odiato, da parte dei sovranisti, establishment.
Sono in crisi perché stanno per arrivare i progetti e i soldi del Recovery Fund. Una valanga di denaro. E cosa fanno? Rimangono tagliati fuori? Lasciano tutta la gestione nelle mani del Pd e dintorni e del Movimento 5 Stelle?
Il dramma della destra è questo: si sono affidati a un cavallo che pensava di sbancare e prendersi tutto. Ora che la strategia è fallita, la destra rischia seriamente di non toccare palla proprio nel momento in cui sarebbe più importante esserci. Mettiamo poi che negli Stati Uniti le cose vadano male e il vento cambiasse. Cosa fai, rimani solo con Orban? E allora una pettinata, una sistemata alla barba, ascolta cosa dice Marcello Pera e inizia ad accreditarti come moderato. E vedi cosa succede. Vedi se ti credono. Vedi se casomai il governo dovesse cominciare ad avere difficoltà per qualsiasi ragione e servisse una mano.