Il tempo stringe e i punti di forza e le debolezze dei candidati al Comune di Roma emergono, visto che si devono affrontare i nodi ancora irrisolti.
Virginia Raggi, candidata del Movimento Cinque Stelle, che finora ha veleggiato tranquillamente nei sondaggi, risulta ora sotto pressione. Deve riuscire a convincere gli elettori romani che il sistema multiplo di Direttorii e di staff che le staranno intorno nel caso diventerà sindaco è solo una garanzia di maggiore trasparenza e non la conferma di essere teleguidata dal Direttorio nazionale e da Davide Casaleggio.
Naturalmente, Renzi con la battuta sui co.co.pro. ha voluto colpire il bersaglio, ma la candidata ha ribadito che il sindaco sarà lei, Grillo sarà garante e questo sistema, (lo staff di parlamentari romano, tra cui Roberta Lombardi, il Direttorio nazionale con Di Maio e la Piattaforma Rousseau) serve ad affrontare le scorie di mafia capitale ed evitare di ripiombare in altri scandali legati alla corruzione o alla cattiva gestione amministrativa. Tra i primi obiettivi del suo programma, ha annunciato la candidata 5stelle, ci sarà l’atto simbolico del taglio della carta di credito del sindaco. Ma Virginia Raggi deve correre anche sul fronte Giunta, visto che è stata preceduta in questo sia da Giachetti e da Marchini: nei prossimi giorni incontrerà Di Maio e discuteranno dei nomi che dovrebbe presentare prima del voto di domenica cinque giugno.
Ci sono questioni in sospeso anche nelle altre coalizioni naturalmente. Fa discutere nella sinistra la scelta di Stefano Fassina di votare Raggi se non dovesse arrivare lui al ballottaggio, molti di Sel voterebbero invece Giachetti.
Così come le frizioni tra Salvini e Meloni, un’alleanza nata ad hoc per le elezioni romane, ma che presenta già qualche incrinatura. Una boccata di ossigeno per Meloni l’annuncio di Berlusconi che, in caso di ballottaggio tra Raggi e Meloni indicherà di votare la sua ex ministra.