L’inchiesta sulla caduta in mare dell’airbus Egyptair è costellata di scoop giornalistici e di fughe di notizie incontrollate e successive smentite. Soltanto il ritrovamento, a 290 km dalle coste egiziane nel tratto di mare prospiciente la città di Alessandria, aveva trasformato il capitolo da aereo scomparso a precipitato nel Mediterraneo sud-orientale. L’aeronautica e la marina egiziane non hanno lesinato uomini e mezzi per arrivare ad un risultato concreto per risolvere l’enigma di quella scomparsa del velivolo con 66 persone a bordo. Le implicazioni politiche ed economiche erano forti e toccavano le relazioni con la potenza amica, la Francia, e la ripresa del turismo, una scommessa sulla quale il governo del Cairo aveva posto molte speranze per risollevare le sorti della stabilità.
Contro tutte le attese, il governo egiziano ha assunto una posizione che faceva prevalere la pista dell‘attentato terroristico. Mentre Parigi e Washington sostenenvano che era troppo presto per indicare uno scenario credibile.
Martedì, un medico del centro di analisi, che ha compiuto gli esami autoptici sui resti delle sventurate vittime, ha dichiarato che le piccole dimensioni dei resti indicano che la causa della caduta è sicuramente un‘esplosione interna. Non sono passate neanche 12 ore che il capo della struttura e membro della commissione investigativa, Hisham Abdel Hameed, aveva smentito che ci siano indizi inequivocabili per propendere su una tesi rispetto alle altre. “Tutte le dichiarazioni che girano sono soltanto delle ipotesi di lavoro, ma non c’è ancora nessuna prova materiale concreta che ci dà la certezza completa. Non sono state ancora trovate tracce di esplosivo – ha proseguito il capo del team medico – e quindi non si può affermare con certezza che sia stata una bomba”.
Questa ridda di voci sugli esami ha costretto le autorità egiziane a continue smentite. Lo stesso portavoce del ministero della Giustizia ha esplicitamente escluso che siano state trovate tracce di esplosivo nei tessuti umani. La cosa certa invece è che la commissione medica ha chiesto a diverse famiglie delle vittime del volo MS 804, di sottoporsi all’analisi del DNA, per poter risalire all’identificazione dei resti recuperati. La notizia trova conferma in diverse testimonianze dirette degli stessi familiari.
Non solo la stampa egiziana ha fatto a gara a divulgare notizie affrettate, ma anche quella internazionale non è stata di meno. Soprattutto quella britannica e statunitense. Per gli evidenti motivi della presenza massiccia delle agenzie di intelligence delle due potenze nell’Est del Mediterraneo, le testate di Londra e Washington hanno più facile accesso alle rivelazioni dei propri governi. Più prudente quella francese.
In effetti, in mancanza delle due scatole nere e prima di trovare tracce di esplosivo non si potrà escludere nessuno dei diversi scenari possibili, dal guasto tecnico, all’errore umano e dal tentativo di dirottamento fino alla collocazione di una bomba o l’azione di un kamikaze.
Anche la traiettoria della caduta viene adesso messa in dubbio dalle autorità egiziane, che hanno chiesto alla Grecia e Francia i tracciati radar per completare la documentazione in mano alla procura del Cairo. Da Atene si insiste sulla virata ad angolo retto e l’abbassamento di quota, prima della spariazione dell’aereo dagli schermi radar. E si conferma che a partire da mercoledì, verrà inviato il materiale richiesto dagli investigatori egiziani.
Per la ricerca delle due scatole nere, alle unità della marina militare egiziana si è affiancata una nave francese. Gli egiziani hanno messo in campo anche un sottomarino-robot con capacità di arrivare fino alla profondità di 3 mila metri per perlustrare i fondali alla ricerca della prova regina.
Per i familiari è una vicenda dolorosa, che prenderà sicureamente molto tempo per arrivare alla verità giudiziaria. Inchiesta che dalle sue risultanze dipendono molte responsabilità sulla gestione della sicurezza e, un particolare non meno importante, diverse responsabilità assicurative.
Il governo egiziano su questa vicenda sembra aver preso un impegno di trasparenza per garantirsi una fetta di credibilità in seguito al caso Regeni ed al giro di vite contro le opposizioni, che ha visto messa in campo una pratica come quella delle sparizioni forzate.