Un attacco terroristico vicino alla vecchia sede di Charlie Hebdo.
A molti è sembrato di rivivere un incubo vecchio di cinque anni questa mattina quando, verso mezzogiorno, un uomo armato di un coltello da macellaio ha attaccato e ferito gravemente due persone davanti al numero sei della rue Nicolas Appert, nel decimo arrondissement di Parigi. Proprio davanti ai vecchi locali di Charlie Hebdo, la redazione del settimanale satirico vittima di un sanguinoso attentato nel gennaio del 2015.
L’uomo, un diciottenne noto alla polizia, è stato rapidamente arrestato vicino alla piazza della Bastille. Le forze dell’ordine hanno anche fermato una seconda persona su indicazione dei testimoni. Si tratta di un trentatreenne che era rimasto nei dintorni della scena del crimine. Per ora gli inquirenti stanno verificando che relazioni avesse con l’assalitore.
Il primo ministro, il Ministro dell’Interno e la sindaca di Parigi sono arrivati sul posto nel primo pomeriggio. Hanno condannato l’attacco vicino alla vecchia sede di Charlie Hebdo ed espresso il loro sostegno alle vittime. Un uomo e una donna, dipendenti di un’agenzia di stampa, che erano usciti per fumare una sigaretta. I due sono gravemente feriti ma non sono in pericolo di vita.
Insieme ai rappresentanti delle istituzioni ha preso la parola il procuratore antiterrorismo che sta seguendo l’inchiesta per tentato omicidio. Se al momento ci sono poche certezze sul profilo dell’indagato, gli inquirenti non hanno dubbi che si tratti di un attentato. Intanto per il luogo, altamente simbolico, in cui è avvenuto, ma soprattutto per il contesto. Il 2 settembre, infatti, si è aperto il processo per gli attentatati del gennaio 2015 a Charlie Hebdo e all’Hyper Cacher, rivendicati da Al-Quaida nella penisola arabica.
Le vignette del 2015 erano state ripubblicate recentemente
Proprio il giorno della prima udienza, Charlie Hebdo ha deciso di ripubblicare le vignette su Maometto che avevano fornito ai terroristi islamici il movente per uccidere dodici tra giornalisti, disegnatori e dipendenti del settimanale. Una scelta che ha provocato l’ira di Al-Quaida, che ha rinnovato le sue minacce al giornale.
La redazione di Charlie vive ancora sotto scorta e riceve quotidiane minacce di morte via mail, posta e social network ma con l’apertura del processo la situazione è diventata sempre più tesa. La settimana scorsa la direttrice delle risorse umane ha lasciato in fretta e furia casa sua per il rischio concreto di un attacco. L’attentato di oggi colpisce quindi un nervo scoperto e riesuma un trauma collettivo. Le numerose testimonianze di solidarietà in arrivo in queste ore non basteranno a placare.