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Tratto dal podcast
Fino alle otto di gio 24/09
Europa | 2020-09-24
Pietro Bartolo è stato per 30 anni medico a Lampedusa prima di diventare eurodeputato al Parlamento Europeo. La sua esperienza diretta di soccorso ai migranti è una tra le principali motivazioni alla base della sua scelta di entrare in politica. Il suo primo giudizio sul piano per l’immigrazione presentato dalla Commissione UE è però molto duro. L’intervista di Sara Milanese a Fino Alle Otto.
In base a quanto annunciato da Ursula Von der Leyen, che aveva parlato di cancellazione del trattato di Dublino, ci aspettavamo almeno un meccanismo obbligatorio di solidarietà basato sulla ricollocazione automatica dei richiedenti asilo, così come era prevista dalla riforma del regolamento di Dublino previsto già dalla precedente legislatura e passata a larga maggioranza al Parlamento UE. In realtà non c’è nessun superamento di Dublino; per me è motivo di profonda delusione e amarezza. Ad una prima lettura c’è anzi un sovraccarico sui Paesi di primo ingresso, a causa dell’inserimento di questo pre-screening, un controllo da effettuare probabilmente negli hotspot, praticamente ancora prima di entrare nel Paese. Abbiamo sempre rifiutato questa idea di un esame veloce per le richieste di asilo e qui il rischio è che qualcuno si trovi rimpatriato senza il tempo di presentare la richiesta. Poi c’è la proposta di una procedura accelerata, o procedura di frontiera, in cui si impone un periodo di massimo 12 settimane per l’esame delle domande. Così facendo molte delle persone non hanno nemmeno la possibilità di esprimersi, magari non conoscono la lingua, sono spaventati, vengono violati nuovamente i loro diritti fondamentali. C’è qualche cosa di buono, quando si parla di diritti dei minori, quando per i ricongiungimenti si riconosce il ruolo dei legami non solo famigliari ma anche della comunità; ora come famiglia si intende anche quella che si è formata durante il viaggio.
La trattativa tra Stati per definire il testo definitivo inizierà comunque da questo nuovo piano UE per l’immigrazione; saranno i Paesi di primo arrivo come Italia, Spagna e Grecia a fare il primo passo per modificare il testo?
Sicuramente inizierà una battaglia; io sono amareggiato, ma di certo daremo battaglia per cambiare il testo. Speriamo di riuscire a trovare un compromesso tra gli Stati, di certo i migranti non si fanno spaventare o fermare dalla prospettiva del rimpatrio. In questo piano si parla quasi esclusivamente di rimpatri, c’è quasi una forma di allergia a parlare di ricollocamenti. Noi pensiamo che sia invece questa la soluzione: renderli automatici e obbligatori, anche per i Paesi di Visegrad che sono contrari. Quando si arriva a Lampedusa, a Moria, in Grecia si arriva in Europa; e questo è diventato un problema europeo; di per sé il fenomeno migratorio non è un problema, l’hanno fatto diventare tale. Così come l’Europa ha dato risposta alla crisi legata alla pandemia, così deve trovare un’intesa sulle migrazioni.
Sul tema dei salvataggi in mare dei migranti il nuovo piano UE per l’immigrazione fa segnare dei passi in avanti?
La presidente Von der Leyen aveva ipotizzato una nuova missione di salvataggio, come era stata Sophia, come Mare Nostrum; in realtà per ora c’è solo una raccomandazione che chiede ai Paesi membri di non criminalizzare le ong, cosa che sta succedendo ancora anche in Italia. Dovremo cominciare da subito a eliminare quei decreti che colpiscono chi salva le vite in mare. E dovremmo, invece, incentivare gli altri canali di arrivo in Europa: i corridoi umanitari e gli altri canali regolari. Nessuno dovrebbe mettere piede in mare, perché il mare è crudele. Mi creda, io di morti ne ho visti tanti, anche mentre erano attive le missioni di salvataggio europee.