In direzione ostinata e contraria, fin dal primo giorno della tua vita. Quando tua madre, sfidando il marito e la tradizione dei nomi di famiglia, ti volle chiamare Letizia. Un nome sentito in città, a Catanzaro, che si era fatta scrivere su un foglietto. Da Soveria Simeri sei venuta via presto, con tanti sogni in testa, ma le tradizioni della tua terra te le sei portate dentro, non le hai rinnegate mai.
La tua strada era quella delle lotte, le lotte sociali, del mondo del lavoro, del sindacato, e un giornalismo militante che non arretrava davanti a niente e nessuno.
Poi è arrivato Marco, un grande amore, più giovane di te. “Sarà il caso?” ci chiedevi. La tradizione che tornava a galla, ma hai deciso con il cuore. Poi la malattia, ma anche i figli, arrivati contro ogni aspettativa. In direzione ostinata e contraria, questa era la tua essenza.
Nei tuoi 30 anni a Radio Popolare nessuno può dire di essere stato tuo amico se non ha litigato con te almeno una volta. Letizia, sempre sulle barricate, cocciuta, ci sfinivi e poi ci offrivi un caffè con quel sorriso dolce e accogliente che ci disarmava, e non si poteva non volerti bene. E così nel sindacato giornalisti, nei movimenti femministi come “Usciamo dal silenzio”. Fulminante la battuta che fece un giorno tuo marito: “Letizia ma tu quando sei stata in silenzio?”
Non hai mollato mai, nemmeno quando è tornata la malattia, impegnata a crescere due ragazzi liberi e indipendenti. A loro e Marco va oggi l’abbraccio di Radio Popolare, con tutto l’affetto possibile.
[Foto di Fabio Minotti]