Il 14 settembre Daniela Lourdes Falanga, presidente di Arcigay Napoli, ha incontrato Ciro Migliore, ancora convalescente dopo l’aggressione a Caivano, in provincia di Napoli, in cui la sua fidanzata Maria Paola Gaglione è stata uccisa dal fratello. L’ha raggiunta al telefono Michele Migone.
Ho visto Ciro ieri. Ciro è stato spersonalizzato. Non si è parlato di un uomo trans, ma di una persona lesbica o di una donna trans, una narrazione che non faceva comprendere quale fosse l’identità di questo ragazzo. Lui ha comunque chiesto di avere un confronto con me. Ho trovato un ragazzo in mezzo a un dramma assoluto, che ha subito un distacco terribile e improvviso, la morte della compagna, qualcosa che sa di non poter risolvere. Quando l’ho rivisto oggi stava recuperando i capelli dalla spazzola della fidanzata: potete comprendere il suo stato.
Loro due erano già stati minacciati di morte dalla famiglia di lei?
Lo hanno detto sia la madre di Ciro che Ciro stesso e lo possono riconfermare. Avevano paura che potesse accadere qualcosa, ma naturalmente non pensavano che si potesse arrivare a quello che è successo. Non si aspettavano una violenza così inaudita, ma avevano messo in conto di dover affrontare un atteggiamento violento.
Maria Paola e Ciro erano da soli o avevano il supporto di qualcuno?
Erano supportati dalla famiglia di Ciro. La madre di Ciro era dalla loro parte. I due ragazzi vivevano dalla zia di Ciro. Stavano progettando di andare a vivere per conto loro, di trovare una loro autonomia e Ciro progettava di intraprendere quel percorso di affermazione dell’identità anche attraverso il riconoscimento legale. Io lo avrei accompagnato, in questo percorso.
Queste minacce di morte erano cosa recente o si sono prolungate nel tempo?
Era da luglio che accadeva. Questo è un femminicidio, figlio di una cultura patriarcale del potere. Paola aveva tentato di recuperare i rapporti con la sua famiglia, li cercava, desiderava reincontrare sua madre, ma dall’altra parte c’era una negazione totale, rivolta poi soprattutto a Ciro, rifiutato perché è un uomo trans.
Quello del fratello è stato un vero e proprio agguato?
Secondo il racconto di Ciro e di sua madre, sì lo è stato. Avevano deciso per un incontro chiarificatore con la famiglia di Maria Paola, ma, secondo la mamma di Ciro, si è trattato di un agguato. Io non conosco bene l’antefatto, ma questo è il loro punto di vista.
Qual è il suo commento riguardo questa vicenda terribile?
Bisogna urlare, chiedere con forza una legge contro l’omo-lesbo-bi-trans-fobia, perché la ragione delle violenze è proprio nell’essere additati come persone gay, lesbiche, trans, bisessuali. È inutile dire che esistono già norme contro le violenze di genere: certo che esistono, il problema è che bisogna tutelare persone che sono “riconosciute” in quanto tali e violate, annullate, in quanto tali. Ciro è stato annullato. E si sente annullato.
Foto | Facebook Antinoo Arcigay Napoli