Nicola Zingaretti ha lanciato la mobilitazione straordinaria del partito in Toscana. Anche Matteo Renzi ha convocato in fretta e furia una nuova edizione della Leopolda: venerdì 11 settembre. Una sola serata, poche ore. Segno dell’importanza del voto delle regionali del 20 e 21 settembre. E della paura di perderlo.
Il tentativo di Zingaretti e di Renzi è di raddrizzare una campagna elettorale che sta prendendo una pericolosa china, tanto scivolosa da poter portare a una disastrosa sconfitta in Toscana di Eugenio Giani, il felpato candidato voluto dal PD e dal leader di Italia Viva, presidente del Consiglio Regionale, ex Psi, voluto da Renzi e da Andrea Orlando, dicono i bene informati.
A una settimana dal voto, al Nazareno e alla Leopolda sono molto preoccupati. Giani non prende quota. Lui professa sicurezza, dice di conoscere bene la Regione, ma questo non rassicura i dirigenti nazionali e locali dei due partiti. La leghista Susanna Ceccardi è sempre lì, tallona Giani, con l’effettiva possibilità di superarlo. Lui spera nel voto disgiunto, ma gli elettori dei 5 Stelle e delle liste di sinistra non sembrano disposti a darlo. In più c’è l’incognita del voto dei 65enni. Andranno alle urne?
Matteo Salvini, al contrario di quanto fatto in Emilia-Romagna, ha deciso di non presentare il voto toscano come un referendum sul governo Conte. E sembra che la strategia stia funzionando. Più il leader della Lega sta lontano, più per la Ceccardi aumentano le chance. Se poi dovesse prevalere, gli effetti dentro il PD, ma anche poi sul governo, sarebbero devastanti.
Nicola Zingaretti lo sa bene. Ha quindi deciso di mobilitare la sua squadra. Ha mandato ministri e dirigenti del PD nelle Feste dell’Unità toscane per serrare le fila. Ha chiesto aiuto (tardivo) anche alle Sardine, Chiuderà la campagna elettorale il 17 a Firenze. Il giorno dopo, in piazza ci saranno Salvini e Meloni. Pochi giorni per raddrizzare le sorti di una elezione che il Pd deve assolutamente vincere.