L’arresto dei tre commercialisti della Lega è per Salvini un guaio peggiore della vicenda del Metropol, quella dei soldi russi e di Savoini inviato all’hotel di Mosca per trattare una partita di idrocarburi. Ed è un guaio peggiore persino del processo per sequestro di persona che inizierà a Catania il 3 ottobre per la nave piena di migranti a cui veniva vietato di attraccare sulle coste italiane. Perché lì Salvini potrà drammatizzare e spettacolarizzare, giocando la carta del martire e dell’eroe. Qui, no.
Qui, rischia di essere travolto, senza poter far finta di nulla come nella storia dei 49 milioni. Qui ci sono tre uomini chiave della gestione finanziaria leghista agli arresti. Di Rubba e Manzoni hanno come socio, nel loro studio a Bergamo, il tesoriere della Lega, Centemero e i due sono stati in passato revisori dei conti dei gruppi parlamentari della Lega. E la “Lega Salvini Premier” che, ricordiamolo, è un partito nuovo e diverso rispetto alla vecchia Lega Nord, è stata domiciliata nello studio di Scilieri.
I tre commercialisti arrestati sono dunque nel cuore del potere e dei segreti finanziari della Lega. Il segreto dei segreti dei soldi della Lega è: dove sono finiti i 49 milioni.
La macchina della propaganda leghista venderà due prodotti nei prossimi giorni: la tranquillità del capo e l’argomento della giustizia a orologeria a pochi giorni dal voto delle amministrative con Salvini che punta a espugnare la rossa Toscana per sognare di ribaltare il governo che nasceva proprio l’anno scorso, dopo la folle estate del Papeete. Si diceva, allora, che Salvini puntasse al colpo grosso, diventare Premier, perché sapeva che sarebbero arrivate le inchieste e i processi.
Un anno dopo, l’arresto dei tre commercialisti della Lega è un fatto che rischia di avere sviluppi politici devastanti per lui e il suo partito.
Foto dalla pagina Facebook di Matteo Salvini