Le parole di Salvini rimandano con la memoria a quelle, celeberrime, di Berlusconi: “Se fossi a Roma, tra Rutelli e Fini sceglierei Fini”.
Era il 1993, Fini era ancora un fascista, Berlusconi non era ancora “sceso in campo” e in quel modo annunciava il destino suo futuro e lo sdoganamento del Movimento Sociale.
Il segretario della Lega Nord ha per la prima volta espresso una strategia che era possibile immaginare e descrivere ma non era mai stata resa esplicita: una saldatura nelle urne tra la destra e il Movimento 5 Stelle in chiave anti-Pd.
“Se fossi a Roma, a un ballottaggio tra Giachetti del Pd e Raggi del 5 Stelle voterei Raggi”, ha affermato. Tutto per sconfiggere Renzi.
A Milano, i dirigenti del 5 Stelle stanno facendo circolare una analisi che non lascia tranquilli i sostenitori del candidato di centrosinistra Giuseppe Sala: la percentuale di elettori grillini che a un eventuale ballottaggio tra Sala e il candidato del centrodestra Parisi voterebbero per quest’ultimo sarebbe molto alta, fino al 70 per cento. I sondaggi attribuiscono al Movimento 5 Stelle tra il 15 e il 18 per cento di voti a Milano. Cifre che non fanno statistica e non possono essere verificate scientificamente. I sentimenti, invece, sono forti ed evidenti: l’antirenzismo avvicina gli elettorati dei partiti del centrodestra, e della Lega in particolare, alla formazione di Grillo.
Salvini apre a Roma sperando di essere ricambiato a Milano. Prove di dialogo. Pensando non tanto alle amministrative, quanto alle elezioni politiche. Quando, per la prima volta nella storia italiana, ci potrebbe essere un ballottaggio. Al primo turno il centrodestra a trazione leghista e il Movimento 5 Stelle si contenderebbero la possibilità di sfidare il Pd per poi puntare, al secondo turno, su una confluenza degli elettorati in chiave antirenziana.