Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Lunedì 31 agosto 2020

scuole

Il racconto della giornata di lunedì 31 agosto 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia alle richieste che le Regioni stanno facendo al governo nella riunione in corso questa sera a Palazzo Chigi, mentre l’INAIL ha diffuso i dati sulle morti e gli infortuni sul lavoro nei primi sette mesi del 2020. Esteri: la battaglia fra Grecia e Turchia per le risorse del Mediterraneo vede ogni giorno alzarsi l’asticella e non solo a parole. In Libano è stato raggiunto l’accordo per il nuovo premier. La scelta è ricaduta sull’ambasciatore in Germania Mustapha Adib. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

Oggi in Italia sono stati accertati 996 casi di coronavirus, in calo rispetto ai 1.365 di ieri. Diminuiscono anche i tamponi, passati da quasi 82mila a circa 58mila. 6 le morti comunicate. Le Regioni che hanno individuato più nuovi positivi sono Campania (184), Lazio (148) e Lombardia (135). 79 i contagi scoperti in Sardegna, con la situazione più complicata a Sassari, dove l’azienda ospedaliera ha esaurito i posti letto di malattie infettive e ora è atteso un potenziamento del reparto. A livello nazionale le persone ricoverate in terapia intensiva sono 94, 8 in più di ieri. Abbiamo intervistato il microbiologo Andrea Crisanti, che ha presentato al governo un piano per quadruplicare la capacità di fare tamponi rispetto a quella attuale.


 

Scuola, le richieste delle Regioni al governo

(di Anna Bredice)

300 milioni di euro per l’acquisto di servizi aggiuntivi per coprire quella parte di studenti e passeggeri dei trasporti pubblici che non troveranno posto sui mezzi. Questa è la richiesta che le Regioni stanno facendo al governo nell’incontro che è in corso in questi minuti per definire i punti che mancano all’accordo complessivo per la riapertura della scuola. Domani sarà una giornata importante, perché in presenza o a distanza dovrebbero cominciare in molte scuole i corsi di recupero per gli studenti che hanno insufficienze da colmare. In molti istituti domattina si ritroveranno i docenti per iniziare il lavoro in teoria già a contatto con gli studenti, insegnanti di ruolo da un lato e in queste ore c’è l’iscrizione per le altre migliaia che copriranno i posti vacanti attraverso le cosiddette chiamate veloci. Tornando alla riunione in corso, le regioni chiedono di arrivare ad una capienza massima dell’80% sugli autobus e poi soldi, regole certe e rapide per coprire il 20% che manca, attraverso affidamenti ad altre società di trasporto, facendo ricorso, è l’altra richiesta delle regioni, a deroghe sui divieti di subappalto per arrivare al 14 settembre senza il rischio di lasciare per strada gli studenti. Domani quindi una sorta di pre-inizio per i recuperi che comunque non dovranno concludersi entro il 14, ma potranno prolungarsi nel corso di diversi mesi, e forse è una risposta rassicurante a quegli studenti, uno su due secondo un sondaggio di Skuola.net che ancora non hanno avuto informazioni su cosa fare da domani. In una riunione con il responsabile dell’Oms il ministro della salute Speranza ha tenuto aperta la possibilità di ritorno alla didattica a distanza negli eventuali periodi di sospensione delle lezioni a causa di contagi per le singole classi.

COVID-19, medici ed infermieri non sono più al centro dell’agenda politica

(di Michele Migone)

Più morti e meno infortuni sul lavoro nei primi sette mesi dell’anno, caratterizzati dal periodo di lockdown. Lo dicono i dati Inail. 719 i decessi, il 19,5% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Il territorio più colpito è il Nord-ovest, soprattutto per l’aumento in Lombardia (89 morti in più). A pagare il prezzo più alto sono i medici: solo nel periodo del lockdown totale (tra marzo e aprile) le denunce di infortunio sul posto di lavoro sono salite del 500%, a ulteriore conferma di quanto gli ospedali siano stati un veicolo di contagio. Medici e infermieri sono stati in prima linea. Il loro impegno, che ha permesso di superare la fase più difficile, ha portato a un numero molto alto di vittime. Ma ora il personale sanitario sembra essere stato parzialmente dimenticato.

Sono stati gli eroi della pandemia, ma ora sono tornati ai margini, hanno perso di nuovo quel ruolo sociale e politico che avevano conquistato nei mesi più duri della battaglia contro il COVID-19. Nonostante il numero delle vittime e dei contagiati (quasi 30.000), nonostante gli applausi dai balconi e i grazie nei discorsi ufficiali, medici e gli infermieri del sistema sanitario nazionale non sono più al centro dell’agenda politica. Non che Governo e Regioni non abbiamo varato provvedimenti per la sanità, e quindi in parte anche per loro, ma, se ora ci sono le risorse per un Piano Marshall per sanità, non esiste invece un piano strutturale per il personale sanitario. Nonostante le assunzioni degli ultimi mesi, gli organici sono ancora ridotti. I sindacati degli infermieri dicono che ne mancano quasi 60.000. Le dimenticanze si sommano. Il Governo ha scaricato sulle Regioni l’onere del bonus da distribuire al personale impegnato contro il Covid. Risultato: ognuno é andato per la sua strada, creando situazioni di disparità per cifre che andavano da 350 a 1800 euro. Non solo. Non tutte le regioni avrebbero provveduto a dare il premio. Altra dimenticanza. Secondo Fanpage, non sarebbe stato ancora attivato il fondo di solidarietà per i famigliari del personale sanitario vittima del Covid. Mancherebbero le norme attuative. Tocca ora a Palazzo Chigi. Mentre la discussione sui soldi del Ricovery Fund sembra ancora molto vaga e molto ideologica, invece, quella sul Mes, la politica sembra essersi già scordata dell’importanza del capitale umano. Eppure è stata, purtroppo, una delle grandi lezioni di questi mesi che avremmo dovuto imparare.

La Grecia invia contingenti militari sulle isole del Dodecaneso

(di Serena Tarabini)

Botta e risposta. La battaglia fra Grecia e Turchia per le risorse del Mediterraneo vede ogni giorno alzarsi l’asticella e non solo a parole. Adesso è il turno della Grecia che sta inviando contingenti militari sulle isole del Dodecaneso. Una nave carica di soldati è già partita ieri da Atene ed ha raggiunto l’isola di Kastellorizo e si trova quindi a soli due km dalle coste turche, un’altra dal Pireo è in direzione di Rodi e Kos. L’operazione è partita il giorno successivo alle parole del leader dell’ultradestra nazionalista turca Bahçeli che sabato aveva annunciato una marcia per l’indipendenza su ciascuna delle 12 isole che facevano parte dell’Impero ottomano. Secondo la Turchia l’iniziativa greca contravverrebbe l’accordo di Parigi del 1947 , che ha assegnato le isole alla Grecia con la clausola della loro smilitarizzazione; il Ministro degli Esteri turco ha subito tuonato che si tratta di una provocazione inaccettabile, mentre Erdogan apostrofava con le parole “ avidi ed incompetenti” la Grecia e anche la Francia per contrastare i diritti della Turchia ad esplorare il Mediterraneo. Secondo fonti vicine al governo greco, si tratterebbe di una esercitazione di routine, fatto sta che questa è la risposta della Grecia alla richiesta turca di smilitarizzare il territorio e continuare il dialogo.

Libano, l’ambasciatore Adib designato nuovo premier

(di Emanuele Valenti)

L’esplosione che ai primi di agosto rase al suolo il porto di Beirut ha forzato la classe politica libanese a fare in fretta. In passato la scelta del primo ministro richiedeva anche diversi mesi. Questa volta però il tempo a disposizione era finito. Nonostante il rigido sistema confessionale, con la distribuzione delle cariche statali tra le principali comunità etnico-religiose (sunniti, sciiti e cristiani), l’accordo è stato relativamente rapido. Mustapha Adib, ambasciatore in Germania, ha raccolto il consenso dei principali partiti, dal movimento sunnita di Saad Hariri agli sciiti di Hezbollah. Adib è un funzionario scelto dalla solita classe politica, contro la quale da tempo protesta la piazza, segno evidente di difficoltà: crisi economica, COVID, l’esplosione al porto di Beirut, negli ultimi giorni anche scontri interconfessionali. Adib ha promesso riforme radicali e la ripresa del negoziato con il Fondo monetario. Prima di sbloccare i finanziamenti la comunità internazionale guidata da Macron, in queste ore nuovamente a Beirut, chiede un vero cambio di rotta. Corruzione e malgoverno sono anche il risultato del sistema politico confessionale, che ha garantito posti di potere a prescindere dai meriti e dai risultati. Quel sistema facilitò la fine della guerra civile nel 1990. I politici libanesi saranno in grado di cambiarlo? Probabilmente ci proveranno, per la loro stessa sopravvivenza.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Il 31 dicembre 2024 è stata una giornata tremenda per la musica italiana. La notizia della morte di Paolo Benvegnù ha colpito duramente le moltissime persone che negli anni sono state toccate dalle sue canzoni, dalla sua voce, dalla sua poesia, oltre che dalla sua straordinaria umanità. Lo amavano le persone che lo conoscevano grazie ai suoi dischi e ai suoi concerti, lo amavano le persone che avevano avuto modo di incontrarlo, di lavorarci, di parlarci anche solo per pochi minuti. Lo amavano i suoi amici, lo amava la sua famiglia, a cui vanno ancora oggi, a un mese dalla sua morte, tutta la nostra vicinanza e il nostro affetto. Radio Popolare ha ospitato molte volte Paolo Benvegnù nei propri studi, per interviste, minilive e concerti nell’Auditorium: ogni volta è stata speciale. Per questo, nella notte tra venerdì 31 gennaio e sabato 1 febbraio, Radio Popolare ha realizzato una trasmissione speciale in cui riproporre molte di queste registrazioni d’archivio: da un minilive degli Scisma del 2000 fino all’ultima apparizione di Paolo Benvegnù sulle nostre frequenze, l’11 ottobre 2024; in mezzo, altre interviste, un intero concerto in Auditorium e anche alcuni brani che arrivano da un altro archivio, quello di Radio Città del Capo di Bologna, grazie alla preziosa collaborazione di Francesco Locane. Quasi quattro ore di musica e di parole, tutte per Paolo Benvegnù. Che sarà sempre nei nostri cuori. A cura di Niccolò Vecchia

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    Il 31 dicembre 2024 è stata una giornata tremenda per la musica italiana. La notizia della morte di Paolo Benvegnù ha colpito duramente le moltissime persone che negli anni sono state toccate dalle sue canzoni, dalla sua voce, dalla sua poesia, oltre che dalla sua straordinaria umanità. Lo amavano le persone che lo conoscevano grazie ai suoi dischi e ai suoi concerti, lo amavano le persone che avevano avuto modo di incontrarlo, di lavorarci, di parlarci anche solo per pochi minuti. Lo amavano i suoi amici, lo amava la sua famiglia, a cui vanno ancora oggi, a un mese dalla sua morte, tutta la nostra vicinanza e il nostro affetto. Radio Popolare ha ospitato molte volte Paolo Benvegnù nei propri studi, per interviste, minilive e concerti nell’Auditorium: ogni volta è stata speciale. Per questo, nella notte tra venerdì 31 gennaio e sabato 1 febbraio, Radio Popolare ha realizzato una trasmissione speciale in cui riproporre molte di queste registrazioni d’archivio: da un minilive degli Scisma del 2000 fino all’ultima apparizione di Paolo Benvegnù sulle nostre frequenze, l’11 ottobre 2024; in mezzo, altre interviste, un intero concerto in Auditorium e anche alcuni brani che arrivano da un altro archivio, quello di Radio Città del Capo di Bologna, grazie alla preziosa collaborazione di Francesco Locane. Quasi quattro ore di musica e di parole, tutte per Paolo Benvegnù. Che sarà sempre nei nostri cuori. A cura di Niccolò Vecchia

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