Tre ciminiere, alte 15 metri, sette generatori a gasolio, a poche centinaia di metri dal mare: è il progetto che minaccia alcune tra le spiagge più belle di Favignana, come Cala Azzurra, Cala Rossa e Bue Marino.
Un progetto per la costruzione di una centrale elettrica vecchio di 15 anni, che però ha ottenuto il via libera dalla regione Sicilia e anche dalla Soprintendenza.
La più grande delle isole Egadi non è legata alla rete Enel, e per la Regione la questione energetica è di “preminente interesse pubblico”, con buona pace del bellissimo paesaggio agreste che verrebbe deturpato, senza contare l’impatto ambientale e i possibili risvolti negativi sul turismo.
Nel 2013, la Soprintendenza, aveva stabilito che in quella stessa area (due ettari, peraltro sotto la tutela dal Piano Paesaggistico e dall’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, la più grande d’Europa) non si sarebbe potuto costruire nemmeno un muretto. Nel terreno dove dovrebbe sorgere la centrale, invece, si possono costruire ciminiere, capannoni in cemento armato, silos, sala macchine.
Com’è possibile? È possibile perché l’amministratore delegato di Sea, la Società Elettrica di Favignana Spa che vende l’energia all’isola, è anche Ad di Selma Srl, la società proprietaria del terreno, immerso nell’area protetta, sul quale sorgerà la centrale contestata.
“Nessuno vuole questa centrale: non la vogliono gli albergatori, non la vuole la gente, non la vuole il Comune” conferma Michele Rallo, consigliere comunale di Favignana e membro del direttivo di Legambiente Sicilia; “La Sea ha comunque bisogno che il Comune approvi la variante urbanistica per quel terreno. Il consiglio comunale è però contrario alla modifica, e ha promosso una campagna mediatica contro il progetto della centrale”.
Il clamore di stampa e giornalisti ha spinto l’azienda a chiedere una sospensione di sei mesi del progetto, in attesa di poter presentare un altro progetto da affiancare a quello della centrale a gasolio, basato però sullo sfruttamento di energie rinnovabili. Per garantire l’energia all’isola, afferma la Sea, le fonti rinnovabili da sole non bastano.
“Noi non vogliamo la cementificazione di quella zona, e vogliamo invece che la vecchia centrale, dove già adesso la Sea produce energia elettrica, si rinnovi, attraverso le nuove tecnologie, e vada verso le rinnovabili” continua Rallo.
La sospensione del progetto quindi non è da considerarsi una vittoria: “Il nostro timore è che la Regione Sicilia ignori la posizione del Comune e degli isolani e si nasconda dietro l’interesse nazionale e modifichi da sola la variante urbanistica per dare il definitivo via libera al progetto”.
Ascolta l’intervista a Michele Rallo