Andreas Kriegenburg, nato nel 1963 in Germania dell’Est, una gavetta come falegname e attrezzista di scena, divenuto celebre poco più che ventenne con una messinscena di “Woyzeck” di Georg Büchner entrata nella leggenda del teatro tedesco dell’immediata post-riunificazione, è uno degli artisti di teatro più rappresentativi dell’Europa contemporanea.
Il suo teatro è fisico, a tratti grottesco o dichiaratamente comico, con gesti e riferimenti al cinema muto, come quello di Buster Keaton o di Jacques Tati, oppure alla clownerie teatrale, quando non arriva a trasporre direttamente il cinema sulla scena, come nel caso di “Ho affittato un killer” di Kaurismaki.
Kriegenburg ha da sempre una speciale attenzione per gli ultimi della società e per questo ha portato in scena molti dei teti di Dea Loher, quasi sempre in anteprima assoluta, ma ha anche affrontato con originalità i classici, come nel caso di “Tre sorelle” di Cechov.
Kriegenburg ha ricevuto il Premio Europa Realtà Teatrali 2016 a Craiova (Romania) e per l’occasione ha portato in scena nel malridotto teatro universitario della cittadina uno spettacolo di grande respiro: “Nathan il Saggio” di G. E. Lessing, una favola morale sulla convivenza fra le tre grandi religioni monoteiste, con un allestimento suggestivo e ricco di stupefazione.
In quella circostanza, gli abbiamo chiesto un giudizio sulla contemporaneità, a partire dai problemi della migrazione e del terrorismo. Il regista ha ribadito la convinzione secondo cui la nostra società, che troppo privilegia le immagini vincenti e le risposte semplificate, dovrebbe riscoprire il fascino delle domande senza risposta e del dubbio che genera stupore. E lo stupore la migliore arma contro il fanatismo.
Ascolta l’intervista ad Andreas Kriegenburg