Per evitare altre stragi di civili nelle zone di Aleppo controllate dai ribelli sono state chiuse le moschee. È saltata anche la preghiera del venerdì. Ormai non ci sono più parole per descrivere il dramma della popolazione civile della seconda città siriana.
I raid e i bombardamenti continuano, da una parte e dall’altra. Negli ultimi due giorni nelle zone controllate dall’opposizione i ribelli hanno denunciato almeno 200 morti. Sarebbe stata colpita nuovamente anche una clinica. Nei quartieri controllati dall’esercito il governo ha parlato invece di circa 30 vittime. Qui sarebbe stata bombardata una moschea.
Aleppo è stata anche esclusa da un ultimo tentativo di tregua, annunciata ieri, che dovrebbe interessare solo le regioni di Damasco e Latakia, sulla costa mediterranea.
“La situazione – ha raccontato a Radio Popolare Haid Haid, un ricercatore siriano di Aleppo che sta studiando all’estero ma ha ancora tutta la famiglia in Siria – continua a peggiorare giorno dopo giorno”.
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Haid Haid è in una posizione privilegiata, con una doppia prospettiva. È siriano ma sta anche studiando in Europa, dove l’opinione pubblica continua a parlare dell’impegno di Russia e Stati Uniti per trovare una soluzione politica alla crisi siriana.
Ascolta Haid Haid su cosa pensano i siriani della comunità internazionale
L’occidente ha sempre presentato le divisioni all’interno dell’opposizione e la presenza di gruppi islamisti come un ostacolo insormontabile per un eventuale intervento contro il regime di Assad.
Ascolta ancora Haid Haid sulle divisioni tra i vari gruppi ribelli