Attilio Fontana e i suoi fondi in Svizzera. Da “non sono mai intervenuto nella vicenda” a volevo risarcire mio cognato. Ogni giorno porta la sua verità sul “caso camici”.
I colloqui informali con le autorità svizzere sono già partiti. Il prossimo passo potrebbe essere una richiesta formale per una rogatoria. L’obiettivo: chiarire la provenienza dei fondi, quasi 5,3 milioni di euro, nei conti in Svizzera presso la banca Ubs di Attilio Fontana.
Da questi conti il Presidente della Regione avrebbe attinto i 250mila euro per l’ordine di bonifico, poi bloccato, a favore di suo cognato, Andrea Dini, amministratore delegato della società Dama, come parziale risarcimento per il mancato guadagno causato dalla trasformazione del contratto di affidamento diretto per la fornitura di 75mila camici in donazione. Fornitura, tra l’altro, al momento non modificata in donazione da nessun atto formale che lo stesso Fontana ha fatto sapere oggi in un’intervista giornalistica di aver sollecitato all’agenzia regionale per gli acquisti Aria.
Ma è sui soldi in Svizzera che gli inquirenti ora puntano l’attenzione. A partire dalla segnalazione di Banca d’Italia dello scorso 22 maggio proprio sul bonifico verso il cognato di Fontana, un versamento che poteva far scattare una procedura antiriciclaggio dato il profilo sensibile del Presidente della Regione.
Da quel bonifico si scopre che Fontana nel 2015 ha aderito allo scudo fiscale per far emergere il patrimonio ereditato dalla madre, collocato in paradisi fiscali e poi alla morte della madre trasferito in Svizzera.
Fontana è sempre stato fiduciario di quei conti di famiglia. E l’anno dopo essere eletto sindaco di Varese omise di pubblicare il suo stato patrimoniale, come da legge, che avrebbe svelato la presenza di quel patrimonio, preferendo subire una sanzione da mille euro nel 2017 dall’autorità anticorruzione per omessa comunicazione, piuttosto che far sapere al mondo. Soldi gestiti oggi da una società milanese, l’Unione fiduciaria, e sempre depositati in Svizzera.