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- Tratto dal podcast Politica |
A giorni il governo di Giuseppe Conte dovrà prendere una decisione sulla revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia. La questione è delicata e le conseguenze possono essere importanti per ciascuna delle due strade da intraprendere. Ne abbiamo parlato col professor Marco Ponti, esperto di Economia dei Trasporti.
L’intervista di Lorenza Ghidini e Claudio Jampaglia a Prisma.
Cosa è successo in questi ultimi giorni?
La revoca che è stata dichiarata un po’ incautamente col meccanismo di Genova si presenta molto complicata perché c’è un patto scellerato dietro: nei vari rinnovi della concessione c’è una clausola che prevede il risarcimento dei mancati profitti futuri, anche in caso di colpa grave di Autostrade. Gli aspetti giuridici sono complicati, ma le probabilità di successo non sono di mia competenza. L’unica cosa che posso dire, purtroppo, è che questi che hanno firmato con lo Stato un patto scellerato ricorreranno anche in Europa, che non entra in merito alla faccenda, ma è molto prudente a dare torto ad un privato e ragione allo Stato quando c’è un contratto firmato, perché questo danneggia anche lo Stato se c’è una rottura dei patti firmati: tutte le imprese estere dicono “quello stato è inaffidabile“. Io spero che Conte e il governo abbiano valutato bene i rischi.
Sui benefici che possono arrivare dalla revoca della concessione la situazione non è molto chiara. Gli utenti hanno già strapagato quella infrastruttura e devono smettere di pagare una cosa che hanno già pagato, ma quella è una fontana di denaro e il rischio è che ai Benetton, come succhiatori di sangue degli utenti, subentri lo Stato che non si fa scappare un boccone così ricco.
Come se ne esce?
Se si toglie la concessione, l’uscita è semplicissima. Non si tratta di passare da una gestione privata ad una gestione pubblica, visto che il Ministero si è dimostrato totalmente incapace anche solo di controllare la manutenzione. Sarebbe una follia affidarlo a degli incapaci. La soluzione è molto semplice: se gli utenti hanno già pagato, basta mettere in gara i pochissimi nuovi investimenti necessari e le manutenzioni vengono messe in gara periodiche, così da avere un meccanismo altamente concorrenziale che duri dai 5 ai 7 anni. Questo sarebbe molto semplice e lo Stato farebbe quello che deve fare lo Stato: gestire le gare, come fa già per le costruzioni di tutta la rete stradale, col grande vantaggio di creare un sistema unico per tutta la rete viaria. Quindi la soluzione è semplice una volta tolta la concessione. La parte difficile è togliere la concessione. Perché lo Stato è stato così generoso con Autostrade e con tutte le concessioni? Perché si prende una fetta della torta, metà dei profitti in parte con il normale prelievo fiscale sui profitti e un altro pezzo gli arriva dai canoni di concessione. Lo Stato ha mangiato alle nostre spalle assolutamente come i Benetton.
In caso di revoca delle concessioni ad Aspi, che fine fa la manutenzione in corso in queste settimane?
Serve ovviamente un regime intermedio. Se i cantieri sono già aperti dovrà esserci un regime transitorio con maggiori controlli da parte del Ministero.
(Potete ascoltare l’intervista a partire dal minuto 14)