Era considerato il padre della fecondazione assistita, Carlo Flamigni è morto nella sua Romagna all’età di 87 anni. Scienziato e divulgatore, ha dedicato la sua vita professionale alla salute delle donne e ai temi della bioetica.
Roberto Maggioni ha raccolto il ricordo di Maurizio Mori, filosofo, professore ordinario di Filosofia morale e bioetica all’Università di Torino e presidente della Consulta di Bioetica Onlus, un’associazione di volontariato culturale per la promozione della bioetica laica.
Mori è stato amico di Carlo Flamigni, condividendone esperienze, battaglie civili e culturali. Insieme hanno scritto, tra l’altro, “Questa è la scienza, bellezze! La fecondazione assistita come nuovo modo di costruire le famiglie”.
Ecco il suo ricordo di Flamigni:
Per me è la perdita di un punto di riferimento della mia vita.
Vorrei ricordarlo come il difensore della libertà riproduttiva delle donne, come base per i diritti civili, per un’autonomia socializzata. Flamigni aveva un forte senso della comunità. Era un romagnolo, molto convinto, determinato, molto attaccato alle tradizioni contadine, anche. Ma era aperto al futuro.
E’ stato un combattente. Molti, da di fuori, lo pensavano come una persona di successo. No, non gli hanno mai regalato niente, ha sembre combattuto per tutto quel che si è guadagnato e quello che ci ha dato. Non dimentichiamo che negli Anni 60 ha promosso la contraccezione, andando nei circoli delle donne. Negli Anni 70 c’è stata la sua battaglia per l’aborto e poi tutta la questione della fecondazione assistita. Anche lì ha avuto successo ma, anche in questo caso, sempre in minoranza, oggetto di critiche ferocissime.
Negli ultimi tempi si è occupato molto di bioetica. E’ stato un grande scienziato. Ma un grande scienziato soprattutto dotato di grande passione civile.
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